un nonno adottivo- autore Sara

Creato il 08 dicembre 2015 da Michele Orefice @morefice73

E in questi giorni di lacrime, mie e dei miei figli e di Michele, per l´improvvisa perdita del nostro amico Don Karl Schommer, un minuto di riflessione.

Si, perche´ ho avuto modo di parlare con conoscenti e vicini di casa che pure conoscevano il nostro parroco. Non era particolarmente amato. Era visto come una persona chiusa, un po´ triste, che camminava senza guardarsi attorno, un po´ distante…Chiusa…triste…lontana? chi? il nostro Carlo? Il nostro Don rideva di cuore con noi, raccontava barzellette su preti e vescovi, rideva dei suoi piccoli difetti o peccatucci di gola. Ci raccontava di quando, in Italia, per sfoggiare il suo buon italiano, si era presentato dicendo: ” Salve, io sono un pastore tedesco” e il suo interlocutore non era riuscito a trattenere una grassa risata.

Don Carlo passeggiava guardando la bellezza della natura, del mondo che lo circondava, quando era in passeggiata con noi…. ma se noi non c´eravamo, lui guardava per terra…..

Don Carlo amava i bambini, leggere e giocare con loro. Entrava in casa nostra e si dirigeva in salotto dove sapeva che ne avrebbe trovato uno e loro lo amavano perche´ lui aveva tempo da dedicare loro.

Ma fuori dalla nostra famiglia, Don Carlo non era felice. Cosi´ la gente lo vedeva e alcuni non lo apprezzavano e lo criticavano perche´ sembrava lavorare senza convinzione.

Ma io glielo avevo chiesto, tutto questo, e lui mi aveva guardato con i suoi occhi azzurri e mi aveva detto che non era facile neppure per un prete parlare in chiesa davanti a file e file di banchi vuoti. E anno dopo anno entra la delusione, anche se non vuoi.

Quante volte abbiamo criticato i nostri preti senza fare alcuno sforzo per capirli o per avvicinarli. Don Carlo era un prete come tanti, una persona che aveva solo bisogno di affetto, di una famiglia che lo accogliesse. Di qualcuno che lo invitasse e aprisse le porte del cuore. Aveva bisogno, come tutti, di essere conosciuto e apprezzato e non giudicato senza diritto di appello. Aveva bisogno di essere sostenuto e incoraggiato. Ma quante volte e´ facile per noi tagliare e cucire sui nostri parroci. Quante volte andiamo da loro solo per avere, solo nel momento del bisogno, solo per ricevere una parola di conforto, senza mai nulla dare in cambio.

Dopn Carlo ha avuto lacrime copiose al funerale di una bambina, mia figlia, che non aveva neppure conosciuto e per noi, che eravamo estranei. E io in quell´occasione ho pianto anche nel vedere che quell´omone grande, alto, distinto, era in grado di mostrare la sua umanita´ senza vergogna. E mi ha insegnato a piangere, a mostrare la mia umanita´, anche se da credente so che non dobbiamo avere paura della morte e del distacco perche´ il nostro Dio e´ il Dio della Vita.

Ho pianto al suo funerale perche´ tanta gente che era presente in chiesa non sapeva la ricchezza di amore che quell´uomo sapeva donare. Non sapeva nulla dell´affetto che si moltiplicava quando lui arrivava in casa nostra. Non sapeva di tutte le risate che avevamo fatto. Perche´ dove c´e´ Dio, c´e´ gioia, dove c´e´ Amore, c´e´ gioia. Non sapeva nulla di quanti piccoli regali (corcefissi, calendari, medagliette) che sono sparsi in casa, oggi mi parlano in continuazione di lui e della sua presenza in casa nostra. Non sapevano che si era presentato prima di un nostro viaggio per tornare in Italia per le vacanze, solo per benedire la nostra auto. Nulla sapevano di lui.

Allora, riprendendo le parole di Papa Francesco, alla domanda:” cosa posso fare io nel mio piccolo, per migliorare le cose?”, io rispondo che dobbiamo noi fedeli per primi fare un passo verso i nostri parroci, che non aspettano altro che questo e poi loro prenderanno quel coraggio che ha solo chi e´ sorretto dall´amore della gente che lo circonda. Le critiche e gli sguardi torvi uccidono l´anima delle persone, anche dei preti.

Noi, scherzando, dicevamo sempre che lo avevamo adottato. Un nonno adottivo, perche´ no? oggi, tutto e´ possibile.


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