Un nuovo guerriero in pietra si aggiunge alle statue giganti di Monte Prama

Creato il 12 agosto 2014 da Pierluigimontalbano
Un nuovo guerriero in pietra si aggiunge alle statue giganti di Monte Pramadi Pierluigi MontalbanoDopo la scultura gigante in pietra spuntata dalla polvere qualche giorno fa, questa volta gli archeologi hanno riportato alla luce i resti di un altro guerriero corridore, di un betile (una pietra sacra) e di una tomba di epoca nuragica che attende di essere studiata. La cronaca di una giornata indimenticabile è iniziata di buon mattino con il ritrovamento della testa, per la verità già identificata il giorno prima. Poi, nel corso della giornata sono spuntati fuori gli altri frammenti.

Gli studiosi ipotizzano che il betile potrebbe essere collegato a un complesso più grande in cui veniva inserito e ancorato tramite perni passanti in due fori. Sono state proprio le due cavità scolpite all’interno del betile a colpire gli archeologi che cercano di interpretare l’origine e la funzione dei due fori. Oltre alla pietra sacra si è provveduto a ripulire dalla terra 60 kg di frammenti  e tre grossi pezzi di un guerriero corridore, quella tipologia che gli archeologi si ostinano a considerare pugilatore-sacerdote dedito ai giochi sacri. I tre grossi frammenti sono identici a quelli esposti nel museo archeologico di Cagliari e nel museo civico di Cabras e si tratta precisamente di una testa, una porzione di busto e un terzo componente ancora da definire. Il materiale riportato alla luce misura circa un metro cubo, per un peso di circa 300 kg. Probabilmente, il nuovo gigante e il betile verranno trasferiti nel magazzino del museo civico di Cabras in compagnia di altri reperti accumulati nel corso degli ultimi scavi ma molto meno significativi di questi. Le novità, dunque, non mancano tra le colline del Sinis. Chi pensava che il ritrovamento di guerriero fosse un episodio isolato si sbagliava e, tra l’altro, tra gli archeologici inizia a fare breccia una nuova teoria: i giganti, i betili e i modellini di nuraghe non venivano realizzati esclusivamente seguendo la tecnica della scultura su blocco unico ma potevano anche essere assemblati unendo pezzi di forme e pesi differenti. Una scoperta che, se confermata, illuminerebbe di una nuova luce l’arte scultorea dei nuragici.Oggi, poi, potrebbe essere un’altra giornata ricca di novità perché gli archeologi potrebbero provare a violare la tomba rinvenuta ieri sera. Un altro mistero che si aggiunge alla lunga lista stilata da chi scava sulle pendici della collina più famosa del Sinis.Al momento le ipotesi più accreditate sono quelle che vedono le statue realizzate nel corso di un secolo, a partire dall’800 a.C., da scultori sardi che lavoravano nella bottega di un maestro siriano acquisito dai potenti clan nuragici che controllavano il Golfo di Oristano nei tre approdi di Tharros a nord, Othoca al centro (alla foce del Tirso) e Neapolis nei pressi delle lagune di Marrubiu. Oltre ai guerrieri delle tre tipologie (spadaccino, arciere e corridore armato), sono stati portati alla luce vari betili, una serie di piccoli nuraghi in pietra alti poco più di un metro (simili a quelli di Palmavera e altre capanne delle riunioni) e una quantità impressionante di altri frammenti ancora da attribuire alle statue già assemblate nel centro di restauro di Li Punti.I lavori vanno avanti, e la storia degli antichi sardi continua ad arricchirsi di nuove tessere in quel grande mosaico che gli studiosi cercano in tutti i modi di mettere insieme.Foto di Francesco Pinna



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