Un nuovo modo di esplorare il fondo. G. Deleuze

Creato il 17 febbraio 2013 da Tiba84
“Qual è il «soggetto» del discorso filosofico? Ma, a meno di far parlare il fondo informe o l’abisso indifferenziato, con tutta la sua voce di ebrezza e di collera, non si esce dall’alternativa imposta dalla filosofia trascendentale, come pure dalla metafisica; fuori della persone e dell’individuo, non ‘distinguerete’ nulla… Cosí la scoperta di Nietzsche è altrove, quando, liberatosi di Schopenhauer e di Wagner, esplora un mondo di singolarità impersonali e preindividuali, mondo che ora egli chiama dionisiaco o della volontà di potenza, energia libera e non incatenata. Singolarità nomadi non più imprigionate nell’individualità fissa dell’Essere infinito (la famosa immutabilità di Dio), né entro i limiti sedentari del soggetto finito (i famosi limiti della conoscenza). Qualcosa che non è né individuale né personale e che nondimeno è singolare, per nulla abisso indifferenziato, ma che però salta da una singolarità all’altra, che sempre emette un lancio di dadi, che fa parte di uno stesso lancio, sempre frammentato e riformato in ogni lancio. Macchina dionisiaca per produrre il senso e in cui il non senso e il senso non sono più in rapporto di opposizione semplice, ma compresenti l’uno con l’altro in un nuovo discorso. Ma questo nuovo discorso non è piú quello della forma e nemmeno quello dell’informe: è piuttosto l’informale puro. «Sarete un mostro e un caos…» Nietzsche risponde: «Abbiamo realizzato questa profezia.»* Quanto al soggetto di questo nuovo discorso, non vi è invece piú soggetto, non è l’uomo né Dio, ancor meno l’uomo al posto di Dio. È questa singolarità libera, anonima e nomade che percorre sia gli uomini, sia le piante, sia gli animali indipendentemente dalle materie della loro individuazione e dalle forme della loro personalità; superuomo non vuol dire altro: il tipo di ‘tutto ciò che è’. Strano discorso che dovrebbe rinnovare la filosofia e che tratta finalmente il senso non come predicato, come proprietà, bensí come evento.
Nella propria scoperta Nietzsche ha intravisto come in un sogno il mezzo per toccare la terra, per sfiorarla, per danzare e per ricondurre alla superficie ciò che rimaneva dei mostri del fondo e delle figure del cielo. Ma è vero che fu preso da un compito piú profondo, piú grandioso, anche piú pericoloso: vide nella sua scoperta un nuovo modo di esplorare il fondo, di portare in sé un occhio distinto, di discernere in sé mille voci, di far parlare tutte queste voci, a rischio di essere ghermito da questa profondità che egli interpretava e popolava come essa non lo era mai stata. Non sopportava di rimanere sulla superficie fragile di cui egli aveva fatto il tracciato attraverso gli uomini e gli dei. Nietzsche, a suo modo, è perito. Oppure «quasi-perito»; la malattia e la morte sono infatti l’evento stesso, in quanto può ritenersi che abbia una doppia causalità: quella dei corpi, degli stati di cose, delle mescolanze, ma anche quella della quasi-causa che rappresenta lo stato di organizzazione o di disorganizzazione della superficie incorporea.”
*[F. NIETZSCHE, “Frammenti postumi 1887 - 1888 ”, p. 96]
G. Deleuze “Logica del senso”, pp. 100 – 101.

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