di Atropa Belladonna
vd. la prima parte
Figura 1: lo scarabeo dalla tomba 50 di Monte Sirai (1) ed uno dei 3 scarabei utilizzati da Franco Magnarini per illustrare la crittografia di Amun (JMN, il nascosto, in egiziano) a trigrammi acrofonici (2). Si veda la tabella 1 per una guida parziale alla crittografia di Amun e Amun-Ra. I due scarabei potrebbero essere coevi (1,3,4).
L'accostamento tra i due scarabei in figura 1 non ha certo bisogno di commento: sono pressoché identici. Quello da Monte Sirai lo pubblica Bartoloni (1) e lo legge canonicamente, da destra a sinistra, “Shu, figlio di Ra” (3). Quello pubblicato da Magnarini viene utilizzato per spiegare, anche ai comuni mortali, la crittografia amunica (2): il nome del dio nascosto, JMN, viene reso per acrofonia utilizzando Jtn, il disco solare; Mayt, un uccello acquatico o palustre; Ntrt, dea, poiché la penna shw è avatar della dea Maat. Per la polisemia acrofonica del disco solare e della penna shw, che possono valere sia J che N, il crittogramma si può leggere indifferentemente nei due versi (vd. tabella 1). Se ne sarà accorto Bartoloni? Forse non per questo scarabeo, ma poiché la crittografia amunica in Sardegna (6) sta assumendo proporzioni preoccupanti (sotto i miei attoniti occhi, man mano che vado avanti in questo percorso), era chiaro che qualcosa dovesse approdare anche sulle pubblicazioni specialistiche: ecco che fa capolino nell’articolo di Michele Guirguis a proposito del prenome di Thuthmosis III, Menkheperre (3), e nella tesi di laurea di Carla Manca (7), per lo stesso motivo. Sfuggono loro finora tutti gli altri modi per scrivere crittograficamente, in rebus o in logo-pittogramma, sia il trigramma di Amun sia il tetragramma di Amun-Ra (5). Prima di addentrarci nel pericoloso quanto affascinante labirinto epigrafico del “dio nascosto”, ecco una mappa dei siti sardi dove è testimoniata... [sighi a lèghere]