Ieri, un'amica mi ha sottolineato una cosa che già avevo notato.
Vicino alla fattoria della Badia, all'incrocio tra la statale 67 tosco-romagnola, e via Catena, c'è una carciofaia tutta in fiore.
Di solito non è facile notare dei fiori di carciofo.
O meglio. Quello che noi mangiamo è già il fiore del carciofo, solo che lo raccogliamo quando è ancora un tenero capolino.
Non è facile notarli perché un buon cultore dell'orto non li porta a maturazione, fino alla fioritura dei suoi stami turchesi.
I motivi sono principalmente due. Il primo di questi è da ricondurre alla rigenerazione della carciofaia.
I vecchi toglievano subito le piante che avevano finito di fruttificare, tagliando i fusti spinosi tra le due terre.
Così, con le prime piogge d'agosto la radice a rizoma subito ricaccia, e ad ottobre ci sono i cardoni da mangiare e per rinterzare la carciofaia, così che alla primavera successiva subito fruttifica.
L'altro motivo è legato alla riproduzione del carciofo.
Si usa propagarlo per talea, cioè staccando dalla radice un germoglio, il carduccio, da mettere poi a dimora. Così da avere tutte piante identiche.
In alcuni casi si usa trapiantare porzioni di rizoma con le gemme, che sono detti ovuli.
Non si usa mai il seme perché, per effetto dell'impollinazione fatta dal vento e dagli insetti, peraltro oggi particolarmente attivi qui, la pianta che ne nascerebbe sarà quasi sicuramente diversa da quella madre.
I vecchi avevano il timore che la pianta andasse a seme, perché avevano paura che la carciofaia si imbastardisse.
Quell'ortolano probabilmente è un po' sbadato.