Un Paese con la P minuscola

Da Stefano @bersatweet

Siamo entrati nella settimana in cui riparte in Parlamento il confronto sul ddl Cirinnà, dopo aver assistito nelle ultime due settimane prima alla manifestazione dei Pro-DDL e poi, sabato scorso, al Family Day. Ho già avuto modo di esprimere in un mio precedente post il mio pensiero a riguardo, per cui non tornerò nuovamente sull'argomento. A margine delle due manifestazioni, tuttavia, sono salite alla ribalta alcune vicende che dimostrano il vero problema del nostro paese: la mancanza di cultura e l'inciviltà.

Un paese in cui si insulta un collega dandogli del "finocchio" e del "frocio" è un paese incivile.

Un paese in cui il vicepresidente del Senato Italiano afferma ai microfoni di una trasmissione tv : "Questo è il Family Day, non l'Handicappato Day" è un paese incivile.

Un paese in cui un esponente della maggioranza (ahimè, Alfano lo è) mercanteggia la norma sulla Stepchild adoption in cambio del voto sul Ddl Cirinnà è un paese incivile.

Un paese in cui ad una donna, prima che esponente politico, viene rivolto ogni genere di insulto dopo la dichiarazione pubblica della sua maternità è un paese incivile.

Un paese in cui si va allo stadio per esibire il proprio razzismo ("Vesuvio, lavali col fuoco", striscione esposto contro i napoletani) o per sfogare con le spranghe la propria depressione è un paese incivile.

Un paese in cui si parcheggia con nonchalance nei posti riservati ai disabili è un paese incivile.

Un paese in cui l'arroganza vince sempre sulla solidarietà e sulla comprensione delle esigenze del prossimo è un paese che è destinato a sciogliersi come neve al sole: capisco le lacrime di Greta, che a breve lascerà il Wisconsin e gli USA per tornare in Italia: sul blog Amiche di Fuso (http://www.amichedifuso.com/), scrive:

" So infatti che avrò i miei genitori vicini, che i miei bimbi riceveranno tanto amore incondizionato che mi tremerà il cuore dalla gioia, so che potrò vedere gli amici senza aspettare che combacino gli orari per avviare il video, so che mi innamorerò di nuovo della mia città, della bellezza delle nostre città. So che mi scioglierò davanti ad un cappuccino, che mangerò quintali di casoncelli, che riderò davanti ad uno spritz. Ma so anche che: litigheremo con la burocrazia, il traffico mi farà impazzire, la maleducazione mi farà incazzare, troppo non funziona e poco cambia, tutti saranno pronti al giudizio, le folle mi soffocheranno, tutto sarà caro come il fuoco, gli stipendi bassi e la realizzazione lavorativa nulla."

Abbiamo la supponenza di criticare sempre gli altri: in Cina, Mao con la rivoluzione culturale ha distrutto duemila anni di storia; nei paesi arabi, non c'è rispetto per le donne. Ma siamo proprio sicuri di essere migliori, qui in Italia? Ci ricordiamo ancora il significato della parola rispetto?

Sempre di più sono convinto che il problema sono gli italiani. E, francamente, ci meritiamo un paese piccolo e insulso, con la p minuscola.