Un paio di cose su un Festival che non ho visto

Creato il 21 aprile 2011 da Fabio1983
Scrivo con imperdonabile ritardo alcune impressioni sul Festival internazionale del giornalismo di Perugia a cui non ho partecipato. Il che, già di per sé, rende la mia riflessione poco credibile. Vediamo. Personalmente sostengo che il Festival del giornalismo sia stata una bella intuizione – davvero – perché da cinque edizioni offre lo spunto, ai giovani e ai meno giovani, di ri-pensare una professione tanto inflazionata quanto in evoluzione. Di quel poco che sono riuscito a seguire a distanza c’è molto spiegato qui. Ma ho anche constatato, basandomi sempre su quel poco che sono riuscito a seguire a distanza, che c’è stato molto di quanto descritto da Rocca:
Tre giorni di festival del giornalismo a Perugia. Il Fatto qui è star. A seguire Repubblica. Gli altri praticamente non esistono. Qualche buon ospite internazionale, ma l’attenzione è sulle cose italiane. Luca Telese fa il doppio del pubblico del direttore di BBC global News. Il tema non è il giornalismo, ma Berlusconi. Anzi, nemmeno tanto Berlusconi. Si parla soprattutto del Pd, di Veltroni, di Bersani, delle loro incapacità (quelli del Fatto si preparano al dopo Berlusconi). L’ovazione più ampia l’ho sentita per Luca Palamara, il capo del sindacato dei magistrati (i veri giornalisti d’inchiesta italiani). I conduttori del dibattito su Obama avrebbero voluto parlare solo di Veltroni e di Bondi. Mi sono rifiutato. Organizzazione perfetta di Arianna Ciccone.
Si è parlato molto di Berlusconi, altroché. E per carità, il premier ha dato motivo negli ultimi mesi di essere al centro dell’attenzione anche in contesti che non lo riguarderebbero. Ma l’ubiquità di Berlusconi non è più un bene – poteva esserlo diversi anni fa, forse –, è anzi il modo di incoraggiarlo a parlare di sé in terza persona come neppure avveniva nel De bello gallico. Il berlusconismo (altro argomento divenuto autoreferenziale) è sobillato dagli stessi italiani, siano essi fan scalmanati o nemici giurati. Non è un’opinione, è un fatto assodato. L’antiberlusconismo non ha portato a nulla di buono, ma è una corrente di pensiero come del resto lo è il berlusconismo. Ignorarle è impossibile, non parlare di lui un’utopia (basta “sfogliare” questo blog per accorgersene, e chi lo nega). Però vorrei, in tutta onestà, che al prossimo Festival del giornalismo si parlasse di giornalismo. Soltanto di giornalismo, ecco (e ciò vale per tutti gli eventi – ce ne sono tanti in giro – che si occupano di questioni molto, ma molto più interessanti).

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