Conosco da alcuni anni le leggendarie prugne umeboshi.Si tratta di quelle piccole scoperte che rendono più bella la vita.Lungi da me star qua a suggerirvi ricette di gran classe, anche perchè la mia famigerata pigrizia non mi ha mai spinto nel documentarmi in merito - le consumo solamente in due modi: abitualmente così, prelevate dal vasetto, lontano dai pasti o come aperitivo. Una intera è anche troppa, nel senso che me la spazzolerei senza problemi ma il prezzo è talmente elevato che ci penso due volte, e poi è un piacere che va centellinato, come tutti i grandi piaceri. Il secondo modo è unirle al riso orientale fatto al vapore, provare per credere!
Ma di cosa stiamo parlando, di preciso? Si tratta di piccole prugne giapponesi, in realtà più simili ad albicocche, che nascono sia in Cina che in Giappone; i frutti vengono fatti essiccare al sole, poi messi sotto sale in barili di legno e infine lasciati macerare per sei mesi/un anno avvolti all’interno di foglie di shiso, una pianta che dà alle umeboshi il caratteristico colore rosso scuro. Rientrano nella categoria del macrobiotico, che non conosco in maniera approfondita.
Rappresentano un rimedio naturale in molti casi: nei momenti di stanchezza fisica, per riequilibrare il funzionamento di fegato, reni e polmoni sovraccaricati dalla tossine; nei problemi di digestione, o se c'è necessità di integrare calcio e ferro. Si dice anche che succhiare un nocciolo di Umeboshi per 3-4 ore aiuti a curare il mal di gola!
Mi sballano.
Ma io sono quella che da piccola, al momento della merenda, chiedeva una carota da sgranocchiare o un cetriolino sottaceto. Per dire.Quindi vi capisco se spendete l'equivalente di due ingressi al cinema per questo vasetto e poi mi mandate a quel paese.Insomma, se proprio siete curiosi comprate prima il vasetto piccolo, e non quello da 250 gr.