La faccenda è oramai nota: nel weekend appena trascorso alcuni lettori hanno scoperto che un noto editore e scrittore italiano autorecensiva i suoi libri su Amazon, sotto pseudonimo. Pratica che a quanto pare andava avanti da anni, e che altri avevano già scoperto, anche se dall’alto (dall’alto di cosa poi? Mah) era arrivato il paterno consiglio di zittire queste voci e di lasciar perdere la faccenda. In fondo siamo tutti uomini di mondo, no?
Credo che anche questa volta, nonostante l’enorme sputtanamento, la faccenda verrà messa a tacere a breve. Le giustificazioni di rito verranno prese per buone, anche se sono francamente ridicole, e i colpevoli urleranno al complotto, un po’ come fanno i populisti della politica, da Silvione a Grillo.
Già anni fa era successa la stessa cosa, dopo che altri lettori avevano scoperto che la pompatissima scrittrice per teenager Lara Manni non era altri che Loredana Lipperini. La cosa ridicola è che anche lei si recensiva da sola. Dopo il chiasso iniziale, il silenzio dell’interessata, il mondo letterario italiano è arrivata alla conclusione: “ma chi se ne fotte, siamo tutti uomini di mondo.”
Sì, lo so, mi ripeto.
Il fatto è che c’è chi comincia a essere un po’ stanco di questo ambiente.
Tra cui il sottoscritto.
Mi rendo conto che questa affermazione importerà a pochissimi, però il blog è mio e uno sfogo all’anno può anche starci.
Da quando sono diventato scrittore ho avuto alcuni infelici rapporti con alcuni editori, il che mi ha portato a trasformarmi in un autore indipendente. Non voglio più avere intermediari tra me e i lettori, pur garantendo ai lettori dei prodotti professionali. Pago di tasca mia editor, beta-reader, grafici etc. Insomma, lo sapete già.
Al contempo recensisco tutto ciò che mi piace, sia scrittori regolarmente pubblicati che altri colleghi indie.
Non sono sul libro paga di nessuno, non rompo i coglioni a nessuno (se nessuno li rompe a me).
Per coerenza ho rifiutato una mezza dozzina di offerte di collaborazione da parte di case editrici che sono nella mia lista dei buoni. Mi è stato offerto di fare l’editor, il PR, l’addetto stampa. Ci ho pensato, in un paio di occasioni sono stato vicinissimo ad accettare queste proposte, ma alla fine ho rifiutato.
Per coerenza, per evitare conflitti di interessi etc.
Nel mentre in questi anni ho scoperto alcune bellissime cose di questo ambiente.
Ho scoperto che se non fai promozione “alla cieca” (ossia sulla fiducia, senza nemmeno leggere i libri in questione) a certi editori e autori, finisci sulle famigerate liste nere.
Le liste nere sono quei promemoria condivisi tra i mammasantissima dell’editoria nostrana, in cui figurano autori, blogger, giornalisti di cui non si deve parlare. Di cui non si deve recensire nulla. Di cui possibilmente non bisogna comprare ebook, articoli o altro. Una damnatio memoriae vera e propria contro le persone non allineate.
E funziona?
Funziona.
Sicché, più tu parli da uomo libero, pur senza essere aggressivo e volgare come altri blogger al sapore di astici, gamberi e conigli, più il tuo nome viene cancellato anche da quelle persone che magari sotto sotto ti stimano. Ti stimano ma non possono più dirlo, perché altrimenti i mammasantissima mettono anche loro in lista nera. Il che vuol dire che non potranno più pubblicare un racconto, un articolo, un saggio.
Perché qui da noi poche persone controllano un intero settore.
Anzi no: funziona così anche nella musica e nel cinema.
Solo che la letteratura italiana è l’ambiente più miserabile, tra quelli culturali. Girano pochissimi soldi e l’informazione è gestita da non più di 8-10 persone.
Portali di settore liberi? Non ne esistono.
Esistono dei blog meritevoli, ma non possono fare miracoli. Soprattutto se anche loro sono nelle liste nere.
Le guerre tra poveri non piacciono a nessuno.
Scrivere, pubblicare, recensire (fare queste tre cose in modo serio) porta via tempo e fatica. Sono tre lavori in uno. Tre lavori senza orari, senza coperture previdenziali, senza sicurezze per il futuro.
Sto per compiere quarant’anni e sono stanco.
Non mi va di trascorrere l’esistenza sgomitando con dei miserabili.
Non mi va di investire soldi e di non rientrare nelle spese.
Fino a pochi mesi fa ero addirittura in guadagno, ma si vede che sono arrivati “ordini dall’alto”, e improvvisamente sul web sono iniziati a proliferare copie illegali dei miei ebook, e a sparire condivisioni da parte di chi, fino a poco fa, mi aiutava col passaparola.
Quindi che si fa?
Vedremo.
Plutonia Experiment non chiude, su questo non ci piove.
Ho due o tre progetti di scrittura a cui tengo, e che porterò a compimento anche a costo di perderci altri soldi.
Non scriverò in inglese, salvo rarissime eccezioni (ho un paio di titoli che potrei far tradurre, tutto qui). Non smetterò totalmente di scrivere in italiano, ma adotterò altre dinamiche.
Credo che il 2016 sarà un anno di grandi, grandissimi cambiamenti.
Lascio la lotta nel fango ad altri.
Io mi pulisco e vedo che fare.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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