Un po’ triste il Salone del Libro di Torino: dov’è finita l’editoria?

Creato il 18 maggio 2013 da Alessiamocci

Un po’ triste il Salone del Libro di Torino, tra il 16 e il 20 maggio al Lingotto. Triste perché lo spazio concesso a chi con la letteratura non ha nulla a che spartire diventa sempre maggiore, mentre le case editrici spesso si associano anche in cinque per poter affittare uno spazio, evidente prova della crisi dell’editoria italiana.

Poche le novità, la sottoscritta è andata in visita alle sue case editrici preferite, trovando alla Fandango un sensazionale libro dal titolo Tre Cristi. Ed invece punta su Calore di Bill Streever, che parla delle “avventure neri luoghi più infuocati del mondo”.

Alla Keller ci sono tanti bei titoli da Che ne dici di baciarci di Rayk Wieland (una storia d’amore ai tempi della Stasi, un romanzo che ripercorre in modo allegro la storia del regime della Germania dell’Est) a Pesci d’aereoporto di Angelika Overath. Keller è una delle tante case editrici che ha condiviso il proprio spazio con altri, tra cui 66tha2nd, che ha alcune collane interessanti e molto definite graficamente, ovvero la collana Attese, curata da Tim Small e collana Bazar 03.

Lindau – che divide lo stand – purtroppo quest’anno non propone nuove pubblicazioni in campo cinematografico.

Zero91 punta sull’interessante La sindrome dell’ira di Dio di di Iacovo e la Marcos y Marcos, che organizza a Milano Letti di Notte per 21 giugno (su cui c’è ancora massimo mistero), promuove la linea sugli artisti, quali Furio Jesi, John Berger e Roland Barthes. Ha anche due ottimi autori in visita: Fulvio Ervas e Paolo Nori.
Accattivante l’operatore di Edizioni Bepress di Milano, che non si è risparmiato, bloccando ogni curioso, spiegando la vasta rassegna di libri in vendita (con uno sconto fiera non indifferente), con argomenti che spaziano dalla musica al comunismo, vantando ottime collaborazioni. Titoli vicini a quelli di  Nda e Shake, che trattano come caratteristico di skinheads, hackers, anarchici, rude boys e bass cuture, in vendita assieme a  bellissime magliette.

Da visitare il vasto, coloratissimo spazio Logos, con i volumi di arte e le graphic novel, tutto di gran gusto ed immenso piacere per gli occhi. Molto grazioso, come ogni anno, lo spazio ad angolo di Minimum Fax, che ha ricreato un pezzo di casa con tavoli e mensole zeppi di volumi dal packaging delizioso. Caratteristica anche l’area gialla e bianca di Isbn, senza Massimo Coppola (avvistato in serata a un vernissage) ma con tutti i volumi nuovi, in particolare Calciatore Misterioso.

Il giovedì la gente in visita non era molta, e da Cairo per tutta la giornata si sono annoiate in tre, mentre, a poca distanza, la Newton Copton strabordava gente, in massima parte adolescenti con la pancia nuda. È la situazione classica al Salone: alcune – poche – case editrici, già in posizione di iperpotenza sul mercato italiano, hanno il loro spazio pieno, con gente indemoniata a caccia del volume Feltrinelli, Mondadori (con la sua esposizione tutta Grande Gatsby) od Adelphi che si trova in ogni caso in ogni libreria, e le case editrici più piccole, quelle con meno distribuzione, sono snobbate dalla maggior parte dei visitatori. Che dimostrano di non aver capito, poi alla fine, cosa sia un salone. Sia chiaro, al Salone del Libro in pratica nessuno fa sconti fiera e si vende tutto a prezzo pieno.

Per tirare a campare, molti editori hanno stretto il patto di ferro e si scambiano buoni sconti l’uno con l’altro. Se compri Minimum Fax, hai uno sconto Iperborea (questo è un affare!), ma anche Newton Compton fa una promozione simile.
Si danno sconti una libreria con l altra, tipo minimum fax con iperborea.

Si diceva degli spazi non libreschi che diventano sempre più vasti: lo Spazio Piemonte, enorme, con la mostra di uniformi, o la cosiddetta Area Cook dove si vendono  – giuro – le affettatrici e c’è la Ferrero che offre il Gran Soleil e l’Eridiana che distribuisce torte. Poco lontano, lo spazio Showcooking con cuochi al lavoro e una mostra sul riso. A questo punto i banchi vendita di incisori e di giochi intelligenti sembrano quasi a tema con i libri.

In visita il ministro ai beni culturali, Massimo Bray, e ci si chiede cosa abbia visto: è entrato poco dopo mezzogiorno lanciato come una saetta. È uscito, sempre a mo’ di saetta,  verso l’una e mezza. Con lui, torni, testa bassa, passo da bersagliere, il sindaco Piero Fassino e Vittorio Sgarbi. Attorno, una fiumana di gente tra staff, guardie del corpo e giornalisti. Un’occasione per passare al telegiornale della sera. Tentativo intrapreso anche dal governatore del Piemonte Roberto Cota, che ha attraversato il Salone trafelato, fermandosi solo dove il suo ufficio stampa gli diceva.

È arrivato come un fulmine sullo stand di Israele, resta 45 secondi, poi corre dalla Guardia di Finanza, posa con le Fiamme Gialle e un libro, poi corre via, si ferma a fare la fotografia con il cartonato di Darwin alla Codice Edizioni. Poi si ferma con tutto il suo staff di fonte agli estintori, dove si spegne. Vuole chiaramente andare a casa, ma lo staff cerca disperatamente altro da fargli fare. Tra i passanti, non se lo caga nessuno. Dopo molto tentennare, Cota entra da Einaudi – non da Einaudi Torino, poco lontana, proprio da Einaudi – il suo staff lo fotografa forsennatamente col telefonino. Le cassiere si chiedono l’un l’altra “chi è??” Posa con il direttore, fa sempre lo stesso sorriso con i denti sguainati e posa con un cassiere (non uno di quelli di prima).

In tutto questo tour, guardasse mai un libro, anche solo per caso.

Written and Photo by Silvia Tozzi


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