Allattare il piccoletto ormai grande è sempre stato facile. Lui era regolare, sempre sorridente, mangiava di gusto e si capiva benissimo quando aveva fame. Era la sua ora e piangeva. Non piangeva per nient' altro. Ricordo che aveva tre settimane e io e lui grande ce ne siamo andati anche a teatro una sera. Mia madre è stata lì con lui e io avevo calcolato i tempi giusti, sono arrivata a casa, dormiva ancora e come volevasi dimostrare si svegliò all'orario che io conoscevo bene e io ero lì, soddisfatta della mia serata e felice. Pronta, tetta disponibile ma con la sensazione che c'era stato tempo per noi, per fare quello che mi piace. Perchè per quanto mi piaccia allattare, non mi basta di certo.
Lei è l'imprevedibilità fatta bambina. Alla soglia dei quasi cinque mesi ancora non abbiamo una vera e propria routine, o meglio ancora non abbiamo orari certi.
Mi ero detta che questa nascita, tanto cercata e voluta, me la sarei vissuta di più, avrei dato tutta me stessa e avrei amato farlo. E invece, come una volta, ho fatto i conti prima e non si dovrebbe mai fare. Dovresti vedere come va prima di decidere cosa fare, di pensare di sapere già cosa vuoi.
Rimane il fatto che i primi tre mesi sono stati all'insegna dell'allattamento a richiesta. O meglio a comando. O meglio non so perchè piangi quindi ti nutro. Non so cosa c'è ma di sicuro non potevo allontanarmi un attimo perchè ero il tuo unico calmante. E anzi, se lo facevo quando ero lì venivo come rimproverata, ma che ti costa, dalle la tetta. E i tuoi tentativi di stabilire una regolarità andavano a farsi benedire.
E poi ci sono i dubbi, non sarà abbastanza nutriente, quel caffè non decaffeinato di cui avevi tanto bisogno potevi anche evitartelo, tu non devi avere bisogni ora, ci sono solo i suoi, Tracy Hogg e compagnia bella, i sensi di colpa perchè forse non hai fame ma io ti tappo la bocca comunque perchè non ce la faccio più a sentirti strillare e via discorrendo.
A conti fatti sono stanca. Sì, di essere indispensabile. Perchè è bellissimo per carità, ma vorrei davvero non dover essere l'unica indispensabile. Sono stanca di doverci essere sempre e comunque, di uscire un'ora e stare sempre all'erta perchè chissà come sta andando, di tardare dieci minuti che potrebbero essere drammatici, di non potermi organizzare, perchè questo è l'allattamento a richiesta, mancanza di orari e quindi di programmi. E io ne h bisogno.
Piano piano lei cresce e si distrae molto di più, le crisi sembrano passate anche se adesso che l'ho scritto ne pagherò le conseguenze, ma rimane quel modus operandi di fondo che ho instaurato, io sono indispensabile. E per quanto me ne convinca non riesco a pensare davvero alle mie cose, ad uscire con le amiche in libertà, non perchè non potrei ma perchè non riesco a farlo con leggerezza e quindi non riuscirei a godermelo. Sembra un discorso assurdo. Se me lo avessero fatto ai tempi del primo sarei scoppiata a ridere, perchè sono della filosofia, mamma serena figli sereni e se per essere serena ti serve il mondo che c'è lì fuori vai e fai anche quello che ti piace, figli o non figli.
E poi si aggiungono i pediatri, che nel mio caso sono totalmente concentrati sul benessere del mini essere umano, la mamma non importa. E quindi si deve allattare sempre, è ancora troppo piccola per avere orari, lo svezzamento c'è tempo, anche se lei si mangia con gli occhi i tuoi spaghetti al ragù sbavando come nemmeno Pluto di fronte all'osso più grande che potete immaginare, guai se la nutri con altro prima dei sei mesi, se pensi di darle l'aggiunta, più per te che per lei, sei una mamma cattiva, egoista, irresponsabile.
Ebbene io mi sono rotta. Rotta di stare in ansia se faccio qualcosa per me, rotta di avere paura di lasciarla a qualcuno perchè se piange è faticosa, rotta di non avere tempo, nè orari, nè programmi. So che posso, sono a casa ancora un pò, sono di quelle fortunate che latte ne ha e ragadi nemmeno l'ombra, non ho grandi impegni o progetti in ballo ma non so vivere senza una chiara scansione del tempo e delle cose. Io, la regina delle liste, ho bisogno di programmare di più. Mi fa stare bene, che ci volete fare. Il caso mi è sempre sembrato disordine e confusione e io mi ci perdo.
Lo so che ho voluto la bicicletta ma voglio guidarla su strade che mi si addicono.