L’antico monastero
L’autobus di linea mi sta riportando verso la mia città. La strada è dritta e l’asfalto è grigio come questo cielo uggioso e cupo. Poco male, a volte questo colore non mi dispiace affatto, anzi mi tranquillizza.
Leggo, scrivo, dormo e poi scrivo ancora. Ingaggio una dura battaglia con la stanchezza per rimanere sveglio e mi rendo conto che nel giro di qualche minuto sarò destinato a perderla. Sono stanco e contento, come alla fine di ogni viaggio. Ma questa volta è diverso, non sono solo.
Tre giorni fa ho incontrato Jerry, australiano di Melbourne. Mi ha detto di aver cavalcato nelle immortali steppe Mongole e ammirato i lussureggianti parchi naturali e le luccicanti città Sud- Coreane nell’ultimo mese. Due giorni fa è approdato di gran carriera in Cina, più esattamente nell’ostello in cui alloggio.
Avamposto ideale per un volo direzione Taiwan la prossima settimana. Ad attenderlo spiagge selvagge e sentieri sterrati. Prima che lui torni a casa passeranno altri 2 mesi. Ma intanto siamo qua.
Poi ho incontrato Patrick, tedesco di Stoccarda, ingegnere. Voleva andare in Tibet ma i governanti cinesi hanno pensato bene di rovinargli i piani chiudendo i cancelli d’entrata agli stranieri. E cosi eccolo qua, anche lui casualmente nel mio ostello. Ha già il lavoro assicurato lui. Gli basterà seguire un corso di specializzazione e poi avrà il posto fisso vicino a casa. Bello, ma non adesso. E’ in viaggio da due mesi, toccherà tutti e 5 i continenti e presto terminerà il giro dell’equatore. Tornerà in Germania l’anno prossimo. Ma intanto siamo qua.
E poi è arrivato l’altro Patrick, di Francoforte. Anche lui in Cina, nel mio ostello, per caso. Doveva partire con un amico che ha avuto un contrattempo all’ultimo secondo. Ha cambiato i piani di viaggio, ha prenotato l’alloggio per una settimana e tra qualche ora sarà già in volo diretto verso casa. Ma in tanto siamo qua.
Questo è il quanto, abbiamo fatto gruppo e abbiamo deciso di spendere una nottata in un monastero buddhista arroccato sul ciglio di un monte a 3.500 m di altezza.
Faceva freddo questa mattina all’alba. Il vento tagliente graffiava la gola nel buio.
La nebbia mangiava i contorni dei boschi. E’ stato bellissimo.
Abbiamo riso, bevuto e ascoltato le nostre emozioni. Le candele erano accese e i monaci cantavano.
Al sorger del sole eravamo lì a guardare il vuoto sul ciglio del monte…muti: il vento parlava…
Siam partiti da posti lontani. Le nostre strade, così diverse, si sono incontrate qua, in un tranquillo monastero di montagna, crocevia di occhi, speranze e sorrisi.
Scrigno di dolci memorie e preziosi momenti.
Forse non rivedrò più i miei compagni di viaggio, ma ho ancora in mente il profumo degli incensi che abbiamo acceso quella notte.