Un posto del cuore. Come negli anni '50.

Creato il 17 luglio 2012 da Elle_lx
Esiste un posto nel mio cuore dove si riparano con amore borse, cinture, scarpe e tutto quello che sia di pelle. Qui migliaia e migliaia di cose consumate, oggetti improbabili e malconci, scampoli e residui   rinascono a nuova vita dalle mani esperte degli artigiani cresciuti a pane e bottega, tra martelli e vernici.L'attività è mandata avanti con passione da due generazioni, e ci lavorano circa tre famiglie venute dall'amata Sicilia in tempi di guerra e povertà, sulla scia di un giovane soldato chiamato alle armi che riuscì ad imbucarsi nella Marina per sfuggire alla trincea, e che cominciò a costruirsi una vita sullo Jonio e ad inventarsi un lavoro per la vita.Nell'immediato dopoguerra era solo un piccolo buco buio, e dentro a quei portoni ottocenteschi scorrevano le vicissitudini di tante umili famiglie che dividevano una stanza in cinque o sei, avevano il cortile in comune e vivevano tutti come se fossero uniti da un solo destino.Nel retrobottega e nei mezzanini, accanto ai letti, bollivano pentole di sugo dolce e friggevano padelle di melanzane per la pasta della Domenica, perché il profumo di quel lembo di terra lasciato anni prima non avrebbe mai abbandonato i sogni ed i ricordi di chi era andato a cercare fortuna altrove, tradendo intimamente il suo rapporto con il mare e quelle montagne aspre che vi si calavano a picco, un incantesimo che solo gli isolani sanno. E bisognava continuamente farsi perdonare, fare pace col passato, ricucire lo strappo.Qualcuno nel frattempo se n'è andato, lasciando il suo vuoto: prima quel soldato della Marina, poi un giovane artigiano bravissimo a cucire cartelle di cuoio, che lasciava un segno distintivo su tutto quello che le sue mani creavano, e quanto rammarico a non averli neanche conosciuti. Recentemente se n'è andato anche il maestro calzolaio che ha visto nascere bambini ed invecchiare adulti, e che ho avuto il piacere di incrociare sul mio cammino. Anche se non era della famiglia di sangue, era davvero uno di loro. 
Le tracce di chi non c'è più sono visibili però, le loro presenze si avvertono, sono rimaste. Bisogna solo coglierle.Ogni cosa parla di sé, ed io la sto ad ascoltare sempre volentieri, perché non vorrei perdere neanche una parola di quello che ha da raccontarmi.

Quel posto si trova a Taranto da più di sessant'anni. 
Ed io, che ormai lo sento mio, ogni volta m'incanto in quelle stanze, sbucando da corridoi e porticine, immaginando un luogo che non c'è più, eppure che è presente ovunque, in tutte le fibbie, nei rotoli di pelle colorata, nei lacci, nei chiodi, nei vecchi ferri del mestiere.
In questi giorni OceansTwo ha visite da quelle terre lontane.Com'è bello averli qui, dividere con loro questo piccolo mondo diverso, svegliarsi di fronte ad occhi amorevoli la mattina, tornare a casa la sera e sentire il profumo delle cose cucinate con dovizia ed amore, l'odore di casa che ti avvolge e non ti lascia.
Vorrei che le giornate fossero infinitamente più lunghe.

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