Un punto di vista sul disseccamento di Americo Pepe : “Se devo scegliere, preferisco perdere uno, dieci, cento alberi in modo naturale”

Creato il 16 marzo 2016 da Antoniobruno5

Sul mio profilo Facebook si è sviluppata una discussione sul disseccamento e sulle mie osservazioni del giorno 15 marzo 2016 alle ore 18.00 di olivi disseccati sulle vie di comunicazione San Donato strada provinciale 367  – Strada Statale 101 nei pressi della Masseria Ristoppia non so se in agro di Lequile o San Donato di Lecce per cui l’unica ipotesi che spiega ciò che è accaduto è quella del batterio trasmesso da un insetto vettore . In fondo a questo post le foto che ho fatto ieri.
Ha scritto questo interessante intervento
Americo Pepe https://www.facebook.com/americo.pepe?fref=ufi lo riporto per contribuire alla discussione in atto in questo momento nella nostra Regione e non solo.

Ecco l’intervento: Questa discussione che sembrava interessante alla fine mi ha lasciato un po’ deluso, i dubbi son rimasti tutti irrisolti; si è ancora una volta abusato del termine scienza, finora abbiamo, di scientifico, solo una pubblicazione su un rivista che riguarda l' unicità del ceppo, provata in maniera ritenuta valida da quella comunità con quindici riscontri; sul resto non abbiamo ancora alcuna prova, solo molte analogie e probabilità; giustamente tutti si preoccupano del batterio, ma lo studio non può risolversi in analisi di batterio si batterio no; Dove il batterio non si è trovato, ma ci sono i sintomi del disseccamento, quale è la causa? E tale causa è comune a tutti gli alberi? Codiro è un acronimo non una malattia Una fitopatia, come una epidemia deve avere una radice comune, quale è? Non sono un semplicista o un negazionista, non sottovalutò il problema e sono molto preoccupato; allo stesso tempo ritengo ogni singolo albero di ulivo una parte dell'ecosistema nel quale vive e, più che dalla malattia, sono spaventato dalla cura proposta che, come noto, mira al contenimento e al rallentamento della diffusione. Non mi piace proprio l'idea di sconvolgere, o semplicemente turbare un ecosistema, avendo come prospettiva l'allungamento dell'agonia. Se devo scegliere, preferisco perdere uno, dieci, cento alberi in modo naturale e non perderli ugualmente dopo dieci anni distruggendo tutto ciò che sta intorno.
Sarò pure un pazzo, ma questa è la strada che, in assenza di prospettive diverse, intendo seguire.