Insieme a Giulia di Piccoli Vichinghi abbiamo tradotto in italiano l'intero articolo (in realtà il grosso del lavoro è stato fatto da lei, io ho dato una mano più che altro con i termini giuridici), così lo può leggere anche chi non capisce lo svedese. Ecco la traduzione:
Roma, Italia: mentre gli avvocati fanno la coda, gli affari stagnano
Una mattina il giovane avvocato Pierpaolo Pomes ci porta in giro per il tribunale civile di Roma. È una visita ai gironi dell'Inferno. Infatti, gli avvocati chiamano uno degli uffici proprio l'Inferno. Si trova nello scantinato dove vengono emessi i decreti ingiuntivi.
È l'inferno perché gli avvocati devono aspettare, aspettare e aspettare in coda. Lo studio di Pierpaolo, avveduto, serio, specializzato in diritto del lavoro, ha assunto un avvocato il cui compito principale è di fare la coda. Come è possibile che si consegua un titolo universitario solo per finire in fondo ad una lunga fila di persone che devono ritirare delle carte?
La risposta è semplice. Con una burocrazia abbastanza complicata e ostile, le forze contro questo ostacolo devono essere massicce, enormi, come un'armata che si lancia all'assalto attraverso il campo di battaglia contro il fuoco nemico. Alla fine qualcuno riuscirà a sopravvivere e a raggiungere l'obiettivo! Solo la città di Roma ha un'armata di 23000 avvocati. Tanti quanti in tutta la Francia. In Svezia ci sono 5 000 avvocati.
Pierpaolo ha studiato all'università e ha fatto pratica all'estero. Giù all'inferno, all'ufficio dei decreti ingiuntivi, una volta stette in coda ad uno sportello per due ore. Doveva ritirare un decreto che il tribunale avrebbe benissimo potuto spedire per posta. Ma il tribunale non lo fa.
Quando fu il turno di Pierpaolo, l'impiegata allo sportello gli disse che aveva fatto la coda sbagliata. - Ritorni un altro giorno! Patapum.
Pierpaolo ha una risata che ricorda quella della stella del cinema Peter Sellers. Gli viene naturale. E' un uomo pacato. A proposito della sua attesa inutile dice solo: "È triste...".
Un altro giorno dopo aver fatto la coda si presentò all'impiegata dello sportello. Doveva registrare un atto di citazione per conto di una società contro un'altra. L'impiegata guardò le firme e, con aria visibilmente irritata, chiese: "E chi mi dice che queste firme sono autentiche?"
Fu troppo anche per il giovane avvocato, che minacciò di chiamare la polizia se l'impiegata non avesse acettato e registrato i documenti.
Giriamo per i corridoi, da edificio ad edificio nel quartier generale della giustizia. Dappertutto c'è molta attività: gli avvocati si affrettano, attendono, fanno la coda, parlano tra loro. Anche i loro clienti si affrettano, attendono, fanno la coda e parlano tra loro. I particolari cambiano continuamente ma nell'insieme è tutto fermo.
Incontriamo una collega di Pierpaolo che sta aspettando dalle 8.40 del mattino. Ora sono le 12.15. Si torce dall'irritazione, sta per scoppiare. Sta aspettando per sapere quando sarà la prossima udienza per la sua causa. Tra quattro mesi? Sei? Che giorno? Che ora?
Anche queste informazioni si potrebbero inviare per posta, ma perché mai il tribunale dovrebbe prendersi questo disturbo? Gli avvocati possono fare la coda!
In una sala delle udienze siede un giudice con uno spesso maglione blu e gli occhiali che pendono sopra la pancia da un cordicella. Le parti stanno chinate sulla sua scrivania. Indossano le toghe. Dietro di loro, in coda, altri aspettano di sottoporre il proprio caso al giudice.
Un'udienza può richiedere da 30 secondi a due ore. Ma un'udienza è solo una parte di un processo molto, molto lungo. Ecco un abbozzo schematico del purgatorio di un avvocato. Prendiamo per esempio una società che fa causa a un'altra società:
Coda di due ore per registrare l'atto di citazione.
Attesa di 10 giorni per avere la data della prima udienza che sarà di regola dopo 6 mesi.
Coda di 30 minuti alla cancelleria del giudice per ritirare l'atto. Fare una copia della decisione sulla data dell'udienza.
Attesa di 30 minuti per autenticare la copia.
Coda per la notifica 2-3 ore.
Coda all'udienza da 30 minuti a 4 ore.
Udienza di dieci minuti. Il giudice sente i testimoni, chiede i documenti e… "Ci rivediamo tra 5 mesi."
Nuova udienza dopo 5 mesi. Sentenza: La società X deve pagare 10 000 euro di risarcimento.
Dopo alcune settimane viene depositata la motivazione della sentenza. L'avvocato sta in coda per un'ora per ritirarla.
Coda per fare una copia autentica della sentenza. Un'ora.
Coda all'ufficio che appone la formula esectuvia sulla sentenza. Due-tre ore.
Ho sicuramente dimenticato qualcosa. Ma diciamo che un avvocato aspetta in coda - in coda, cioè non studia, argomenta, ricerca né si occupa del caso - per 13 ore. Per un singolo caso. Questo spiega come mai a Roma ci siano 23 000 avvocati.
L'esempio sopra non esagera per niente.
Lo studio di Pierpaolo aveva come cliente un allenatore di tennis a cui fu riconosciuto una somma di 300 000 euro dal suo datore di lavoro a titolo di mancata retribuzione tra il 1975 e il 2004. Aveva anche diritto agli interessi. Un caso complicato. La motivazione della sentenza arrivò dopo 26 mesi!
Questo era naturalmente inaccettabile. Lo studio di Piepaolo ha chiesto un risarscimento allo stato. Il processo è iniziato nel 2008 ed è tuttora in corso.
Oppure prendi l'azienda di caffè che è stata condannata per aver licenziato 15 dipendenti senza giusta causa. Il processo è durato nove anni. Se una delle parti avesse presentato appello sarebbe durato due o tre anni di più. Forse ancora di più.
- Mi sento… impotente... quando sono in coda, dice Pierpaolo.
Non è solo lui ad essere impotente. Il sistema giudiziario italiano è così lento da divenire una minaccia per l'economia della nazione. La Banca Mondiale colloca l'Italia all'87esimo posto nel mondo per quanto riguarda il clima imprenditoriale. Il paese che ha dato al mondo la Ferrari e la Fiat finisce tra la Mongolia e la Giamaica (la Svezia è il numero 14).
Riguardo la possibilità di far rispettare un contratto scritto, l'Italia è al 158 posto su 183, solo due posizioni sopra l'Afganistan ed un bel po' sotto il Sudan (la Svezia è il numero 54).
- Il sistema giudiziario crea insicurezza negli affari, dice Pierpaolo. Un imprenditore non può vivere nell'incertezza per anni, che abbia ragione o torto. Questo paralizza l'economia.
Paolo ha scelto di fare il giurista perché gli piace il ragionamento limpido e logico. Gli chiedo se veda ancora così il diritto. Risponde: - Essere avvocato è vedere le funzioni della società nella loro forma più pura.
Commento mio: purtroppo il giornalista non esagera nella descrizione dei fatti. A Firenze la situazione è meno pesante che a Roma, città più piccola, meno cause, giudici un po' più organizzati (in quanto per esempio la data dell'udienza e la motivazione della sentenza vengono inviate per fax allo studio dell'avvocato), ma i problemi sono gli stessi.