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Un quadro di Rembrandt e la libertà a Cuba in Herejes, nuovo libro di Leonardo Padura
Creato il 22 settembre 2013 da RottasudovestIn questi giorni Padura è in Spagna per presentare l'ultimo libro che ha come protagonista Mario Conde (in Italia, pubblicati da Mario Tropea Editore, sono usciti Passato remoto, Venti di Quaresima, Maschere, Paesaggio d'Autunno, Addio Hemingway, La nebbia del passato) e che, come tutti gli altri, serve per affrontare i grandi temi dell'attualità cubana e internazionale. Si intitola Herejes (Eretici) e, impregnato di storie e cultura ebraica, offre una grande storia cubana, dagli anni 30 a oggi, dalle speranze alla fuga al disincanto. Tutto inizia da un episodio storico e "vergognoso", secondo le parole di Padura, della storia cubana. Nel 1939, la nave Saint Louis, con a bordo 900 ebrei riusciti a scappare dalle persecuzioni della Germania nazista, rimase ormeggiata per giorni nella Baia de L'Avana, in attesa del permesso dello sbarco dei suoi passeggeri. Padura immagina che sulla terraferma, tra i cubani sul molo, in attesa dei parenti a bordo della nave, ci fossero anche il piccolo Daniel Kaminsky e suo zio; con loro i parenti europei portavano una piccola tela di Rembrandt, proprietà della famiglia dal XVII secolo. La Storia racconta che le autorità cubane vietarono alla Saint Louis l'autorizzazione ad attraccare in porto e pertanto i suoi passeggeri furono riportati in Germania, dove toccò loro un immaginabile destino, nei campi di concentramento nazisti. Molti anni dopo, siamo nel 2007, Elías, il figlio di Daniel, scopre che il piccolo quadro di Rembrandt viene messo all'asta a Londra, così lascia gli Stati Uniti, in cui si era rifugiato nel 1960 il padre, per raggiungere L'Avana e scoprire come il quadro sia finito a Londra. Ad aiutarlo nella sua ricerca di verità e di storia, ci sarà il detective Mario Conde. Anche perché, grazie alle sue indagini, Elías scopre che suo padre Daniel era tormentato da un crimine e che nel quadro di Rembrandt, che riproduce un'immagine di Cristo, c'è un altro ebreo, che servì al pittore olandese come modello e che era uno degli allievi del suo studio. Herejes è diviso così in tre segmenti principali e si muove su tre piani temporali e spaziali diversi: il 1939 con la Saint Louis, il 2007 con le indagini di Elías Kaminski e Mario Conde, il 1647 con la realizzazione del quadro di Rembrandt, l'enigma che percorre tutto il libro. In uno dei comunicati che accompagnano l'uscita del libro si legge che Herejes "è un progetto ambizioso come L'uomo che amava i cani. Contiene conflitti filosofici. Il più importante, la relazione tra l'uomo e il suo libero arbitrio, la nozione della libertà dell'individuo in diversi posti ed epoche storiche. Sarà un anti-romanzo poliziesco, ma, allo stesso tempo, molto poliziesco. Un romanzo sulla libertà". "Anche se la politica è ovunque, in Herejes ho cercato di mettere in primo piano il dramma umano e il desiderio di libertà dell'uomo in tutte le società, perché sempre c'è un nucleo di potere che esercita determinate pressioni quando si tratta di sviluppare le libertà individuali" ha detto Padura a EFE, al presentare il libro. La preparazione di Herejes gli è costata quattro anni di studio e di approfondimento della storia degli Ebrei e della loro persecuzione, dal XVII secolo a oggi. Ma, spiega, "tutta questa storia non è un semplice scenario e il quadro di Rembrandt, prima ad Amsterdam, poi con gli ebrei che arrivano a Cuba e che poi se ne vanno negli Stati Uniti, per tornare di nuovo a Cuba, lo uso per capire il presente di Cuba e del mondo occidentale. Perché Cuba è molto occidentale". Il presente di Cuba, secondo Padura, che continua a vivere nell'Isola, è affidato ai giovani e "uno dei principali problemi della nostra società è proprio il rapporto con i più giovani." Herejes cerca di raccontare la Cuba dei più giovani anche nelle indagini del giovane Elías Kaminski, ma è nelle interviste che lo scrittore manifesta la fiducia nelle nuove generazioni cubane: "La generazione dei miei genitori, intorno agli 80 anni, non ha più la capacità di cambiare niente; la mia generazione che ha in gran parte frequentato l'Università e ha creato molti professionisti, è frustrata, perché la professionalità ci rende meno capaci di essere aggressivi e furbi. Adesso i più giovani non credono nei progetti collettivi, i migliori che lasciano il Paese, con il dramma che questo implica". Autore anche di numerose sceneggiature, tra cui Seven days in La Habana, Padura assicura che si può essere scrittori liberi a Cuba: "Da qui cerco di dare una visione il più possibile sincera della realtà cubana, perché credo sia necessario e lo faccio da un punto di vista più realistico che critico. Oggi c'è più spazio per una visione più critica, il limite è non toccare le grandi figure storiche".
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