un racconto di Gabriele Reggi...

Da Omar

A Emiliano fugge il tempo. Vorrebbe frenarlo, asciugargli la fronte. Giovedì compie 21 anni e il padre gli regala una macchina veloce.Emiliano adesso raggiunge la sua ragazza in quindici minuti. Ce ne volevano trenta, prima, e pensa di scendere ancora. Il semaforo di fronte al cavalcavia, basta non prenderlo, arrivarci col verde.Domenica mattina. Tredici minuti e cinquanta secondi. La ragazza sorride.Sbobina il nastro della strada, Emiliano. Cerca di accorciarlo ancora, tagliare via le curve. La radiosveglia suona alle dieci in punto, sabato mattina.Passa dalla collina, la strada è più lunga ma non c’è il cavalcavia che rallenta, il rischio del semaforo.Dodici minuti. Le labbra della ragazza piene di gratitudine.Domenica. Sei della mattina. Guarda fuori dalla finestra. E se provasse ora a scendere sotto i dodici minuti?Ci prova.Dieci minuti. La sua ragazza sarebbe orgogliosa, se l’avesse saputo, la sua ragazza l’avrebbe abbracciato forte, se l’avesse visto.È insostenibile bere un bicchiere d’acqua in sei secondi. Si può fare in due, pensa. Scrive un Sms alla ragazza.Domenica mattina parto alle cinque, ti raggiungo in nove minuti. Aspettami!Gira la chiave.Due quattro sette...non ce la faccio tempo bastardo tanto vale fermarsi non farsi vedere...Emiliano scende dalla macchina. Indietreggia un metro e la guarda nella luce dei lampioni. “Duecentonovanta cavalli” riflette. “A che servono?” si chiede.Emiliano beve l’acqua in due secondi, si lava i denti in quattro, non dorme più la notte. Emiliano non se la sente di raggiungere la ragazza sopra i nove minuti, a costo di perderla.Sabato mattina va in centro nel traffico, piove. Lascia la macchina in seconda fila. “La portassero via”, dice a un tizio che non capisce. Entra in un grande magazzino, sale al quinto piano con la scala mobile. È preso da un dubbio, con l’ascensore sarebbe arrivato prima? E di corsa per le scale? E di corsa sulla scala mobile? Guarda la luce riflessa sui pavimenti, i manichini, la finestra. Si avvicina al vetro di quest’ultima, rimane a guardare, e capisce tutto. Sfila il telefonino da una tasca e invia un messaggio alla ragazza.La via più breve:)Apre la finestra, sale sul cornicione e pensa, e pensa che poteva pensarla prima. Si lascia andare, senza nessuna tentazione ad aggrapparsi allo spazio. Lo stomaco sul palato, poi una montagna addosso. L’odore della pioggia sull’asfalto che non aveva previsto. Poi davvero più nulla. Gabriele Reggi (scaricato da Nabu)