Il tema dell'agibilità politica ci appassiona come la differenziazione dei datteri sotto l'equatore. Ciononostante intendiamo sciogliere i fili dell'intricata matassa. Chiediamoci allora: può un uomo che ha studiato giurisprudenza per anni, che ha vinto un regolare concorso per entrare nella magistratura, che non ha mai avuto velleità elettorali e che ha seminato tanto in carriera, fino a giungere al collegio della Corte di Cassazione, può un uomo di siffatta morale concedersi il lusso di giudicare a cuor leggero un esponente politico pluri-inquisito? E che maniere! Nei paesi liberali direbbero di sì, senza esitazioni né fraintendimenti. Quindi in Italia dev'essere necessariamente vero il contrario.E allora, che fare? Se ogni giudice risulta inadeguato alla missione, e perfino il Vicario di Cristo - di questi tempi - sembra un po' troppo progressista, come se ne esce? Gli italoforzuti insistono: in democrazia il potere appartiene al popolo e solo una consultazione elettorale può legittimare la validità del verdetto emesso da quel briccone di Esposito e da svariati bolscevichi prima di lui. La teoria è palesemente bislacca, fa acqua da tutte le parti. Pertanto ad Arcore la ritengono di assoluta solidità. Ghedini docet. Da qui la sommessa proposta che sottopongo ai lettori in quest’ articolo: facciamo un referendum. Ma sì, torniamo all'agorà, assecondiamo Bondi, Cicchitto, Brunetta, Sallusti e Giovanna d'Arcore. Mettiamolo per iscritto, nero su bianco, secondo la formula seguente: sulla base di quanto emerso nel corso di queste due decadi, prescindendo dalle singole accuse circostanziate, dopo aver avuto Previti ministro, Cuffaro presidente di Regione, Scilipoti nella maggioranza; dopo le leggi ad personam, gli insulti a Rita Levi Montalcini e la macchina del fango; dopo le nipotine di Mubarak, Nicole Minetti, le olgettine e le gare di burlesque; dopo le case comprate all'insaputa degli storici inquilini, le grasse risate a L'Aquila, i senatori tanto al chilo; dopo il trattamento riservato ad Enzo Biagi ed Indro Montanelli, dopo Borghezio, dopo le cliniche del Celeste; dopo Noemi Letizia, Patrizia D'Addario, Fiorito, le corse in auto blu della Polverini; dopo Dell'Utri, Cosentino e Tarantini; bene, dopo tutto questo, ritenete ancora Silvio Berlusconi un uomo per bene?Se il 50% delle schede scrutinate dovesse riportare un parere positivo, è fatta, siamo fuori dal guado. Avremmo la prova certa della mutazione genetica della nazione, della corruzione dei costumi e della disintegrazione delle difese immunitarie contenute nella Costituzione. Se dovesse vincere il sì, Berlusconi dovrebbe essere prosciolto da ogni accusa vita natural durante. Di più: occorrerebbe spalancargli le porte del Quirinale per condurre con merito questo Stivale alla bancarotta etica che tanto agogna.
Se, invece, dovesse malauguratamente prevalere il no, dovrà essere chiaro sin da subito che non ci saranno indulti o indulgenze plenarie: nessun Re Giorgio né Santi patroni. Giusto Regina Coeli o San Vittore.G.L.