Un regalo per Domma

Creato il 30 dicembre 2010 da Fabry2010

Con queste parole semplici, dedicate a don Mario, un’animatrice della comunicazione del Centro di formazione giovanile, Margherita (Titti) De Donato, ha vinto il Premio alla cultura della decima edizione del concorso letterario di poesia e narrativa Il telescopio.
Canale 10 ha ripreso l’evento e ne ha realizzato uno special.
Dedichiamo la notizia a Domma, nel secondo anniversario della sua morte.

Ci tenevano a fare una bella festa, i miei ragazzi, perché l’altra sera la dedicavano a me.
Gli anniversari, si sa, si celebrano in famiglia e ci volevano essere proprio tutti quelli del Centro di formazione giovanile “Madonna di Loreto – Casa della Pace”. La fortuna, o meglio, la Provvidenza – che ci ha sostenuto nella nostra storia – ha fatto sì che disponessero di un teatro dove i posti non mancano.
L’altra sera ero un po’ emozionato perché sul palco c’erano più di cento ragazzi che hanno voluto cantare, ballare, recitare, ricordare la nostra storia fin dai tempi del primo capanno. E poi ero emozionato perché in sala ho visto tutti i volti dei primi anni che ora hanno famiglia e ho visto i loro bambini. Poi, a un certo momento ho anche pensato che, sì, io ho formato centinaia di ragazzi e battezzato decine e decine dei loro bambini, ma ho pure celebrato alcuni funerali di giovanissimi. Ho provato a non commuovermi; ho pensato dentro di me:
Se mi lascio andare, sai i lacrimoni!
Lo spettacolo procedeva spedito. Paolo, il cantautore del Centro, ha intonato fra le sue canzoni, la mia preferita: La nostra gioia Tu sei; non ho saputo resistere e mi sono sciolto in lacrime di commozione. Ho visto inumidirsi anche gli occhi di don Fabrizio, seduto in prima fila, al solito posto, vicino a me. Ho pensato: Fabrizio, adesso tocca te: gli ultimi capitoli della storia devi scriverli tu. Coraggio, perché non sarai da solo. Poi, ho subito sorriso con la parodia dei ragazzi sugli animatori vecchi e nuovi finiti in paradiso (sai, Titti, che in versione Marisa-Arisa mi hai fatto davvero divertire?). A proposito, alla mia fine ci penso. Poco. Anche perché in questi anni devo lavorare ancora di più per il riconoscimento giuridico del Centro e la sua sopravvivenza dopo di me.
Quando ho iniziato, c’era il problema del mutuo da pagare, ora bisogna mantenere vive le strutture con una comunità forte al servizio dei giovani.
Sì, sono un uomo che ha scelto i giovani, che ha scelto il rischio di puntare su di loro in una fase delicata della crescita: l’adolescenza, con i fastidi che procura, il lavoro che richiede, l’incoscienza che necessariamente porta dentro. Ma sono sempre stato un uomo di fede e di Chiesa, obbediente. Quando mi sono presentato davanti al Signore, un anno fa, alla mia partenza da voi, gli ho detto:
Di una cosa sono certo: ho voluto bene ai giovani che mi hai affidato. Specialmente a quelli sbagliati, ai quali bisogna volerne in modo speciale.



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