Chistopher Lee
Il grande attore inglese Christopher Lee (Carandini Lee, Christopher Frank), fascinosa icona del cinema horror britannico, è morto domenica scorsa, 7 giugno, a Londra, sua città natale (1922). La notizia, per volontà della moglie, Birgit Kroencke, è stata diffusa solo oggi, giovedì 11 giugno.
Presenza scenica di quelle che non si dimenticano, fisico segaligno ed imponente, volto affilato, sguardo inquietante e magnetico, voce profonda, cui si univa uno stile recitativo piuttosto sobrio, dalla mimica austera ma efficace, Lee era figlio di un colonnello e di una discendente della nobile famiglia italiana Carandini di Sarzano.
Dopo gli studi presso il Wellington College, nel corso della Seconda Guerra Mondiale Lee si arruolò nella Royal Air Force e lavorò per l’Intelligence Service. Debuttò al cinema nel 1948, quando ottenne una piccola parte ne Il mistero degli specchi (Corridor of Mirrors, Terence Young).
I due attori inglesi, insieme a Fisher e alla sua fidata squadra di collaboratori (lo sceneggiatore Jimmy Sangster, lo scenografo Bernard Robinson e i truccatori Phil Leakey e Roy Ashton) contribuirono al rilancio a livello internazionale della casa di produzione inglese Hammer Film Productions, offrendo una valida rilettura dei classici Universal degli anni’30.
Per quanto famosa, la suddetta interpretazione non relegò comunque l’attore inglese in una prigionia monotematica, come testimoniato dal numero (circa 300) di pellicole cui prese parte.
(starbustmagazine.com)
Rimarchevole, poi, la capacità di saper prendere in giro anche se stesso (il bizzarro Dracula père et fils,1976, Dracula padre e figlio, Édouard Molinaro), passando per il notevole Rochefort de I tre moschettieri (The Three Musketeers, Richard Lester, 1973) e relativi seguiti (Milady, 1974; The Return of the Musketeers,1989, sempre Lester alla regia).
Qualche film, a mio avviso, da dimenticare (ad esempio Jackpot, Mario Orfini, 1992), per quanto la classe profusa fosse, al solito, impagabile, ed infine una delle sue pregevoli ultime interpretazioni, lo stregone Saruman il Bianco nelle trilogie de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit realizzate da Peter Jackson, ulteriore testimonianza di un carismatico talento, instancabilmente messo al servizio, con leggiadro fair play, del mondo della Settima Arte.
Lascerà l’indomito ricordo di un attore il cui sguardo, inquietante come scritto ad inizio articolo, ma capace anche di esibire un beffardo disincanto, ha saputo esprimere la magia propria del cinema, ammantandola di un’aura leggendaria.