Marcello Gatti
E’ morto lo scorso martedì, 26 novembre, a Roma, sua città natale (1924), Marcello Gatti, direttore della fotografia tra i più abili ed inventivi del nostro cinema. La mente va a La battaglia di Algeri (1966), di Gillo Pontecorvo, col quale aveva già lavorato nel ’60 per Kapò: è al suo intuito creativo che si deve la notevole forza espressiva emanata dalle immagini del film, in bianco e nero, volte a ricostruire i vari accadimenti, alle quali riuscì a conferire, controtipando più volte il negativo, un particolare effetto cinema verité, offrendo particolari contrasti, anche riguardo la luminosità, piuttosto ruvidi ed aspri.Una tecnica già in parte sperimentata in Un giorno da leoni, ’61 (suo esordio come direttore della fotografia) e Le Quattro giornate di Napoli,’62, entrambi diretti da Nanny Loy. Per il lavoro ne La Battaglia di Algeri, Gatti ottenne il Nastro d’ Argento nel’67 e continuò a collaborare con Pontecorvo in Queimada (1969) e, dieci anni più tardi, in Ogro:nel primo Gatti lavorò insieme a Giuseppe Ruzzolini, il quale gli fu poi d’aiuto nel conferire un particolare tono grottesco e surreale agli interni del film Che? (What?, Roman Polanski, ’72).
Gatti, il cui ultimo lavoro cinematografico è risalente al ‘91 (Venere paura, Hirta Solaro) è stato presidente dell’Associazione Italiana dei direttori della fotografia (Aic).