Recensione al romanzo “La ragazza del faro” di Dario Giardi
Salve a tutti!
Ma lasciamo da parte questo particolare che segnalo solo perchè tale è stata la sensazione che io ne ho ricavato e torniamo, o passiamo, ad occuparci del romanzo in sé. La vicenda narrata ne “La ragazza del faro” vede avvicendarsi sulla scena una serie di personaggi dal carattere e dalla personalità ricchi di sfaccettature. Il protagonista principale è Julien, un trentacinquenne scappato, è proprio il caso di dirlo, da Parigi per andarsi a rifugiare in un paesino situato sulla costa bretone. Qui Julien verrà in contatto con un gruppo di personaggi, appartenenti a quella realtà. Julien non è un personaggio facile da interpretare, essendo in questo forse la più nitida personificazione dello spirito del romanzo. Personalmente oltre che trovarlo di difficile interpretazione e di difficile approccio l’ho trovato anche fastidioso, snob e antipatico.
Julien è infatti un personaggio che scappa. E’ scappato da Parigi e dalla vita che là si era costruito per stanchezza e voglia di ricominciare e, anche nel suo nuovo rifugio, Julien continuerà a fuggire. Fuggirà, ad esempio e soprattutto, dai problemi relazionali, specialmente da quelli incontrati nella sua relazione con Adèle, la misteriosa figlia del vecchio guardiano del faro. Nel villaggio bretone Julien entrerà in contrasto, in particolar modo, con Christophe, un ragazzo all’apparenza fastidioso e petulante, che non perde mai l’occasione di entrare in polemica specialmente col nuovo arrivato ma le cui sparate non risparmiano nemmeno gli altri protagonisti del romanzo, in particolare Nicole e Cecile, la prima l’amore non ricambiato di Christophe e la seconda un personaggio con un segreto ben celato, almeno per parte del racconto e che la unisce in maniera particolarmente stretta ad Adèle. Christophe interpreta per “La ragazza del faro” di Dario Giardi il ruolo del fool, il personaggio che, spesso senza considerazione dei sentimenti altrui, dice quel che pensa, quasi sempre colpendo nel segno. Con Julien in particolare Christophe colpisce nel segno, inchiodandolo alle sue finzioni. A partire dalle occasioni nelle quali lo accusa di dire le cose che dice per ”strappare l’applauso” e per riscuotere, per così dire, l’approvazione del proprio uditorio femminile, fino a quando lo accusa apertamente di essere “un perditempo” che ha buttato alle ortiche quello che aveva costruito a Parigi. Verso la fine del romanzo Christophe dichiarerà e Julien dovrà ammettere la giustezza di questa dichiarazione che loro due si somigliano, che sono le due facce di una stessa medaglia.
Un altro particolare che mi rende indigeribile Julien è il fatto di rinfacciare agli altri i suoi stessi difetti. E questo non solo con la propria Nemesi Christophe. Ad esempio mal sopporta quando Christophe si comporta in maniera sciocca quando si trova in sua presenza salvo poi, un domenica che Adèle lo porta con sé a casa di vecchi amici di famiglia, comportarsi alla stessa maniera con Adèle ed un amico d’infanzia della sua amata.
Vi chiederete perchè io abbia corsivato “amata” poco fa. Ebbene, l’ho fatto perchè il sentimento che lega Julien ad Adèle non è per nulla un sentimento sano. In parte per colpa di una delusione risalente a qualche anno prima, quando ancora era inesperto di sentimenti, nel vivere il proprio rapporto con Adèle Julien ha un atteggiamento terribile caratterizzato da crisi di gelosia che lo portano ad accessi di rabbia che sembrano stonati nell’economia del racconto e soprattutto tenendo conto da quanto poco tempo i due ragazzi si conoscono e si frequentano. Poi Julien ha anche un’altra caratteristica. Oltre a fuggire dai problemi Julien ha la tendenza a fuggire sbattendo la porta.
Nonostante gli eccessi di Julien, eccessi che saranno alla base della drammatica conclusione della vicenda, il racconto si legge in maniera scorrevole ed è molto bene costruito ed alla fine la vicenda si completa in maniera omogenea levando la sensazione, che nel corso della lettura può sorgere, che l’autore abbia messo troppa carne al fuoco, carne che rischia di non cuocere a sufficienza, per un racconto di dimensioni così relativamente esigue.
Il mio giudizio finale su “La ragazza del faro” di Dario Giardi è positivo e mi sento di consigliarne la lettura; lettura che dovrà essere attenta e paziente, alfine di non lasciarsi sfuggire i significati e gli aspetti meno evidenti ma tuttavia presenti nel romanzo.
Grazie a tutte e tutti voi per la pazienza e l’attenzione e arrivederci alla prossima!
Buonanotte e, come sempre, Buona lettura!
Con simpatia!