Un sacco bello. La gerla di Babbo Natale

Creato il 11 dicembre 2012 da Lundici @lundici_it

Siamo a fine corsa di un duemiladodici anoressico e vuoto di gratificazioni mentre, all’orizzonte, fa già capolino un anno/nuovo pieno di aspettative e di speranze. Ritualmente, nella transizione tra il dicembre e il gennaio occupa la scena un festaiolo vecchierello – Babbo Natale – dai capelli bianchi e dai buoni sentimenti.

Felici di incontrare, una volta ancora, questa amatissima figura dal cuore grande e generoso, inviamo agli amici dell’11 una cartolina di “auguri” con – in calce – un paio di didascalie stampate sul suo fastoso mantello.

La sua rituale gerla piena di doni (prima destinazione: le bambine e i bambini) simboleggia un fine-anno stracolmo di aspettative, di investimenti emotivi, di richiami interiori. Sentimenti -  questi – per lo più archiviati nei mesi precedenti. Per questo, il Natale recita il tempo eccitante dello scambio-dei-regali nel segno della gratitudine, dell’affetto e soprattutto dell’attenzione verso le nuove generazioni.

Per la  sua “eccezionalità” pedagogica, consegneremo personalmente tre-balocchi-dono ai protagonisti dell’odierna stagione di cambiamento del nostro sistema scolastico: il Ministro dell’istruzione, gli Studenti e gli Insegnanti. La speranza è che apprezzino il “pensierino” e che onorino il dono: giocandolo.

Primo giocattolo-regalo. – Babbo Natale dona al Ministro dell’istruzione un regalo avvolto di molte aspettative. Per giocare a che cosa? Ad una Scuola/cultura fabbrica di giovani forniti di un pensiero critico e plurale. Parliamo di un Sistema di istruzione privo di ticket di ingresso e di tagliole di discriminazione-selezione: in una parola, garante del diritto di tutti allo studio.

Il biglietto di “auguri” porta queste righe. Scelga senza paura – gentile Ministro – una Scuola-straripante-di-conoscenze (non di saperi pappagallo)  perché è un balocco di grande godimento intellettuale. Di più. Provi a portarlo in consiglio dei Ministri e lo giochi. A Natale faccia il miracolo di trasformare palazzo Chigi in  una divertente ludoteca.

Secondo giocattolo-regalo. – Babbo Natale lo dona agli Studenti dell’obbligo e del postobbligo. Per giocare a che cosa? A una  mente-che- pensa e a un cuore-che-sogna. Traguardo possibile in una Scuola che promuove – anche in una stagione di convulsa scolarizzazione di massa – i dispositivi mentali “superiori” (di analisi e di sintesi, di intuizione e di creatività) fondamentali per alimentare la macchina dell’intelligenza non soltanto di conoscenze, ma anche di “metaconoscenze”: le sole in grado di maturare le capacità operative, logiche e inventive del pensiero.

Se gli studenti non si baloccheranno con questo giocattolo (il pensiero critico) rischieranno di deporre le armi culturali del pluralismo e della diversità. Omologandosi dentro gli stretti sentieri di un “unico” modello di vita: il corpo unico (imposto dalle silhouettes televisive delle  veline e delle letterine), il piatto unico (imposto dai fast-food), l’abito unico (imposto dal casual delle reality show), il sentimento unico (imposto dagli alfabeti amorosi delle  telenovelas e del C’è posta per te), il week end unico (imposto dagli intrattenimenti delle Buone domeniche).

Il nostro biglietto di “auguri” porta le seguenti righe. Scegliete senza paura – Studenti - i sentieri impervi delle cultura non-utile, non-mercificabile, non-oggettivata. Traguardo possibile in una Scuola che vi candidi a “co-piloti” della vostra avventura culturale. Permettendovi di navigare anche i mari della contestazione e dell’autogestione delle conoscenze: fino a sperimentare la voce rumorosa – ma pacifica – del dissenso culturale.

Terzo giocattolo-regalo. – Babbo Natale lo dona agli Insegnanti del belpaese.  Per giocare a che cosa? Al  ruolo di  “architetti” di una Scuola aperta. Possibile in una comunità educativa che si fa contaminare dai linguaggi, dai modi di pensare, dai quadri valoriali del contesto sociale e culturale dell’ambiente extramoenia. Di più, una Scuola che sa osservare, ascoltare e dare voce agli allievi (a partire da quelli disabili) perché testimoni del loro ambiente di vita.

Se i Docenti non si baloccheranno con questo giocattolo (una Scuola aperta) rischieranno di replicare non solo la patetica immagine di una Scuola rinchiusa nella mistica di una classe devota al totem della lezione-lavagna-quaderno dove si  mitizza l’Insegnante depositario/trasmettitore di modelli alfabetici precostituiti, surgelati, canonici.

Il nostro biglietto natalizio si conclude con un’ultima speranza. Scegliete senza paura – Insegnanti – la strada che conduce a una Scuola aperta, lastricata del rispetto delle “diversità” culturali: dove si educa ad una precoce e diffusa conoscenza e coscienza multiculturale.

Un’ultima riga per i lettori dell’11.

Buon Natale e felice duemilatredici!


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