Un sito laico. E sul valore della laicità.

Creato il 03 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

La Civetta di Minerva

di Rina Brundu. Tempo fa, a Dublino, avevo scritto una “deontologia” di Rosebud e mi ero preoccupata di riportare, qui e là, altre caratteristiche più o meno importanti del sito che porta il mio nome come URL. Non avevo mai pensato di dover sottolineare che si sarebbe trattato di un sito laico. Manco dall’Italia da troppo tempo, da una vita. Il ricordo è tutto nei giorni felici di una infanzia a suo modo bellissima nelle vallate interne della mia Sardegna matriarcale. Si trattava di una Sardegna fondamentalmente pagana, laddove mia nonna, tra le altre grandi donne sarde, rimarcava il rispetto dovuto alla “Chiesa” ma anche il fatto che non ne era succube e le feste “comandate” le festeggiava quando le andava bene. Le favole, che era bravissima a raccontare mentre seduta accanto al focolare filava la lana, sapevano di altre faccende, eroi più familiari ai luoghi di quanto non lo fossero gli angeli e gli arcangeli che esaltavano don Vinante, il nostro straordinario parroco trentino. E poi in quegli anni 70, gli echi delle battaglie che combattevano gli ex-pastori di Ottana, raggiungevano comunque il mio villaggio ogliastrino, un borgo rurale che a suo modo ricordava quello di don Camillo e Peppone con la differenza che da noi c’erano i democristiani, i comunisti e una maggioranza silenziosa vinta dalla sua sardità atavica che se ne sbatteva degli uni e degli altri.

Si trattava insomma di un sostrato che dentro i suoi limiti si presentava molto incline ad accettare senza troppa difficoltà le idee più disparate e a suo modo incline ad incoraggiore gli spiriti liberi, la libertà mentale. Con questa preziosa eredità culturale nella mente e nel cuore ho lasciato la mia patria e per anni, decenni, ho conservato dentro la certezza del suo valore, del suo essere un diritto acquisito. Grande è stata dunque la mia sorpresa quando, tornando in Italia, ho trovato una realtà degenerata e assolutamente diversa da quella che aveva plasmato i miei giorni migliori. La prima avvisaglia me l’ha data l’incredibile numero di programmi dedicati ad argomenti religiosi mandati in onda sulle reti RAI e sulla tv generalista. Ci sono programmi religiosi a tutte le ore, alcuni, trasmessi in orari da fascia protetta, trasmettono servizi su servizi su miracoli che sarebbero avvenuti qui e là sotto il sole (alla stregua degli avvistamenti di navicelle aliene delle UFO TV), corredati da esegesi entusiasta fatta da “esperti” più o meno informati del fatto che dopo Galileo è venuto Newton e molti altri.

E poi ci sono messe, interviste a vescovi, preti, prelati, veggenti… Ci sono racconti autobiografici di anchor-men e anchor-women che dettagliano sulle personali vicissitudini, che dettagliano sui momenti in cui la “fede” avrebbe cambiato la loro vita, laddove non sono riusciti a farlo da soli, nonché una riverenza verso l’autorità ecclesiastica che fa paura e ricorda da vicino i regimi teocratici medio-orientali. Molto simile alla paura è stato senz’altro il sentimento che ho provato io dopo il caso Rozzano, quando nelle centinaia di servizi dedicati all’argomento non ho mai sentito una voce levarsi a difesa degli imprescindibili valori laici che fanno vivere una scuola davvero valida, che mettesse in primo piano il valore educativo della scuola e la sua necessità di vivere assolutamente liberata da condizionamenti religiosi di qualsiasi natura. Sì, ho provato paura e un senso di sgomento che non sono riuscita a gestire. Per certi versi era come vivere un incubo, un poco come se i “miracoli” che accadevano pure nel paese delle meraviglie di Alice, stessero diventando veri intorno a me, ma io fossi l’unica a non accorgermene. Fossi l’unica a non trovare la bocca di quel magico cunicolo che porterebbe verso quel mondo meraviglioso.

Diceva qualcuno che saggezza vuol dire anche fare tutto ciò che é nelle nostre forze per procurare un cambiamento ma che è soprattutto capire quando ci si deve fermare, perché il “fare” risulterebbe in quel momento inutile, magari dannoso. Forse. Tuttavia è pure vero che a volte è un piccolo segno a marcare il punto dove un giorno nascerà una casa. Seguendo questa logica io ho infine optato per sottolineare che Rosebud è un sito laico. La mia speranza è che, nell’Italia dei grandi fisici, dei grandi ingegneri, nella patria di infiniti spiriti grandi, esistano altri luoghi dove a un certo punto del proprio percorso si è sentita l’impellente necessità di rimarcare il valore della laicità, della libertà mentale e della libertà dello spirito. Sarà pure solo un semplice segno, ma… aiuta.