UN SOGNO – Intervento della scrittrice Premio Viareggio MARIA GIACOBBE

Creato il 28 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

L’incendio di Copenaghen

Il mio sogno è così semplice che basterebbero pochissime parole per raccontarlo, ed è così logico e chiaro che è strano sia solo un sogno e non una normale realtá, accettata e irremovibile. Una realtá nella quale la maggior parte dei problemi globali che oggi sembrano quasi insolubili – inquinamento, riscaldamento del pianeta, diminuzione delle risorse non rinnovabili, etc. – avrebbero già trovato la loro naturale e indolore soluzione.
 

In breve, io sogno un mondo che somiglia al nostro ma nel quale le fabbriche d’armi sono messe fuori legge, e tutti i paesi – piccoli e grandi – che attualmente le ospitano s’impegnano a trasformarle in “industrie di pace” e a combattere ogni tentativo di riaprirle sotto qualsiasi pretesto. S’impegnano a combattere le fabbriche d’armi come sono obbligati a combattere tutte le altre imprese nocive e illegali, come per esempio la fabbricazione e la vendita di droghe e il mercato di carne umana.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (l’ultima guerra al mondo che iniziò con una dichiarazione di guerra e si concluse con un patto di pace) abbiamo avuto una serie infinita di guerre infinite e non dichiarate, che vengono condotte senza grandi movimenti di truppe, senza battaglie memorabili e con relativamente piccole perdite di militari combattenti. Ma con moltissimi morti fra le popolazioni civili e, particolare non trascurabile, enorme consumo e distruzione di costosissime “apparecchiature belliche”. Apparecchiature uscite dalle redditizie fabbriche d’armi che spesso hanno anche te e me e altre persone per bene come piccoli azionisti.

Perché un’industria sia redditizia occorre che la vendita dei suoi prodotti sia ininterrotta e possibilmente in crescita. Ragion per cui, se le merci prodotte sono armi, la conclusione delle guerre in corso non è proprio una buona idea.

Mentre scrivo queste righe, in molti paesi del mondo si stanno usando armi di produzione italiana, francese, inglese, tedesca, russa,cecoslovacca, americana, belga, israeliana, svedese e danese per combattere e uccidere uomini che allo stesso fine usano armi che, come quelle dei loro antagonisti, provengono esattamente dalle stesse fabbriche in Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Russia, Cecoslovacchia, Belgio, Israele, USA, Svezia, Norvegia, Danimarca. E a questi si potrebbero aggiungere tutti gli altri paesi cosidetti “emergenti” e già presenti con i loro prodotti nel mercato mondiale della morte.

E mentre io scrivo e tu leggi, con i raffinatissimi prodotti di questi paesi che continuiamo a considerare rispettabili, civili e umani vengono uccisi e torturati nel corpo e nell’anima degli uomini delle donne e dei bambini, le loro città e la natura che le circonda vengono ferite a morte, materiali già scarsi e insostituibili vengono sprecati e si contribuisce a infittire la cappa d’ozono attorno al pianeta. E con questi ordigni che vengono chiamati “di difesa” ma la cui funzione essenziale è quella di seminare morte, distruzione e terrore, si fa aumentare l’odio fra i popoli, si riducono le risorse destinate ad aiutare i disabili, i malati, i vecchi, i bambini e i giovani e a incrementare le scuole, i teatri, i musei e tutte le altre istituzioni che possono abbellire e ingentilire la vita.

Nel civile mondo del mio sogno, gli eccellenti ricercatori, i bravi operai, i coscienziosi impiegati occupati oggi nelle fabbriche d’armi che portano morte, fame e disperazione a tanta gente, userebbero la loro intelligenza, capacità e forza per inventare e produrre strumenti e condizioni per migliorare la vita di tutti sulla terra.

Forse, anzi probabilmente, anche in questo mondo del mio sogno ci sarebbe qualche Caino tentato di uccidere Abele, e qualche Otello convinto di dover uccidere la sua amata Desdemona, e i lupi non diventerebbero automaticamente agnelli.

Ma nessuno più avrebbe il permesso di arricchirsi sulla loro follia vendendo le armi che la rendono più efficace e che ne prolungano l’effetto, e gli Stati non continuerebbero a macchiarsi dell’orribile colpa di tollerare e lucrare con le fabbriche di odio e di morte finalmente equiparate alle fabbriche di droghe e ai mercati di carne umana.

A me pare che in questo mio mondo sognato i soli perdenti sarebbero i commercianti d’armi e alcuni banchieri. Ma, per dire le cose come stanno, non mi sentirei particolarmente obbligata ad avere rimorso nei loro riguardi.

Maria Giacobbe

Biografia

Maria Giacobbe (Nuoro, 1928) è una scrittrice e saggista italiana naturalizzata danese.

Nel 1958 si trasferisce a Copenaghen, dove vivrà con il marito, lo scrittore Uffe Harder. La Giacobbe per le sue attività e produzioni in campo culturale (sia in italiano sia in danese) ha ricevuto riconoscimenti sia in Danimarca sia in Italia. Con le sue opere e la sua attività ha contribuito notevolmente alla conoscenza della cultura sarda e italiana in Danimarca e danese in Italia.

Molte sue opere sono state pubblicate prima in Danimarca e poi in Italia. Ha pubblicato oltre dieci libri, fra cui romanzi, raccolte di racconti e cinque antologie di poesie. Il suo primo libro, Diario di una maestrina (1957), vinse il Premio Viareggio – Opera prima e la Palma d’oro dell’ UDI. L’opera è tradotta in altre 15 lingue. Nel 1975 ha pubblicato “Le radici”, un libro di memorie della Nuoro dei suoi avi, tema che sarà ripreso anche nel successivo “Maschere e angeli nudi” (2000).

Nel 2000 il regista Giovanni Columbu ha realizzato un film dal suo romanzo del 1995 Gli arcipelaghi. Dal 2008 è presidente del Comitato degli scrittori danesi per la difesa della libertà di espressione ed è membro fondatore del Comitato per la coesistenza israelo-palestinese.

Opere

  • Diario di una maestrina, Laterza, Milano 1957
  • Piccole cronache, Bari, Laterza, 1961
  • Male kronike, Ljubljana, Mladinska knjiga, 1963
  • Il mare, Vallecchi, Firenze 1967
  • Eurydike, Gyldendal, Copenaghen 1970
  • Stemmer og breve fra den europæiske provins, Gyldendal, Copenaghen 1978
  • Le radici, Edizioni della Torre, Cagliari 1977; 1979; 1996; Il Maestrale, Nuoro 2005
  • Kald det så bare kærlighed: tre noveller, Gyldendal, Copenaghen 1986
  • Gli arcipelaghi, Biblioteca del Vascello, Roma 1995 e Il Maestrale, Nuoro 2001
  • Maschere e angeli nudi: ritratto d’infanzia, Il Maestrale, Nuoro 1999.
  • Scenari d’esilio. Quindici parabole, Il Maestrale, Nuoro 2003
  • Pòju Luàdu, Il Maestrale, Nuoro 2005
  • Chiamalo pure amore, Il Maestrale, Nuoro 2008

Saggi

Poesia moderna danese, Edizioni di Comunità, Milano 1971

Grazia Deledda. Introduzione alla Sardegna, Bompiani, Milano 1973; 1974

Giovani poeti danesi, Einaudi, Torino 1979

Lærerinde på Sardinien, Gyldendal, Copenaghen 1979

“Grazia Deledda a Stoccolma”, Atti del Convegno su Grazia Deledda, vol. II, Biblioteca Sebastiano Satta, Nuoro, 1985

“Tra memoria e rancore: La Sardegna del desiderio di Lina Unali”, L’Unione Sarda, 11 giugno 1991

Sorelle, in AA. VV. (a cura di Giulio Angioni), Cartas de logu. Scrittori sardi allo specchio, Cagliari, CUEC, 2007.