In terapia intensiva poteva capitare che se la mia tosse proprio non si fermava, mi dessero qualche goccia di sedativo per riposare un pò. Ricordo che, in quei giorni, più di una volta feci un sogno che al risveglio mi rimaneva appiccicato al corpo come un sudario.
Ero in una grande stanza in penombra, rivestita di moquette grigia, e indossavo un pigiama. In mezzo alla stanza c’era una pista per le biglie molto grande, su più piani, gialla e blu. Mi accorsi che era molto simile a quella che aveva mio fratello quando era bambino, ma questa era più grande ancora.
In un cestino accanto alla pista c’erano decine di biglie e io le misi una dopo l’altra sulla pista, che presto fu carica di palline di vetro. All’improvviso, la pista cedette di schianto. Cadde su se stessa. Le biglie iniziarono a cadere e rimbalzare ovunque. Erano tantissime e io non potevo raccoglierle tutte al volo, non potevo arrestare la loro caduta e quelle andavano a finire nelle zone buie della stanza. Ero lì, ferma, con le mani tra i capelli e pensavo “Ma cosa ho combinato, era una così bella pista!”.
Al risveglio questo sogno era sempre molto vivido. Mi sentivo veramente come quella pista per le biglie. Crollavo e tutte le mie palline, tutti i punti fermi della mia vita, mi scivolavano tra le dita.