Un té con... John Keats!

Creato il 24 febbraio 2015 da Marta @RosaMDeserto
Bright star! Would I were steadfast as thou art—
Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature’s patient, sleepless eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth’s human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors;
No—yet still steadfast, still unchangeable,
Pillowed upon my fair love’s ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.

Mia adorata Fanny
Poco fa mi ero messo a ricopiare alcuni miei versi, ma non riesco a proseguire con una qualche soddisfazione. Ti devo dunque scrivere una riga o due per vedere se questo mi concede di escluderti dalla mia mente almeno per un breve momento. Dentro la mia anima non so pensare a nient'altro. Tempo fa avevo la forza di ammonirti contro la poco promettente mattina della mia vita. Il mio amore mi ha reso egoista. Non posso esistere senza di te. Scorderei tutto pur di vederti ancora. La mia vita sembra fermarsi qui, non vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto - sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te. Mia dolce Fanny, cambierà mai il tuo cuore? Mio amore, cambierà? Ora il mio amore è senza limiti... Il tuo biglietto è arrivato proprio ieri. Non posso essere felice lontano da te. È più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neanche per scherzo. Mi sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro Religione - Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più. Potrei essere un martire per la mia religione - la mia religione è l'amore - potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l'amore e tu sei il mio unico dogma. Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure devo resistere e perfino dopo averti visto ho tentato spesso "di ragionare contro le ragioni del mio amore". Non posso più farlo, il mio dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista. Io ora mi accorgo che non posso più nemmeno respirare senza di te.
Tuo,
John Keats.


3 luglio 1819
Mio diletto amore, non dovete stare al freddo così a lungo. Dubito che quella finestra fosse aperta.
Il vostro biglietto mi ha mezzo guarito. Quando avrò bisogno di altre arance ve lo dirò, queste sono arrivate proprio opportune. Mi astengo dal cibo, e così mi sento piuttosto debole ma per il resto sto benissimo. Vi prego, non fermatevi a lungo di sopra, mi fate stare in pena, venite ogni poco e rimanete mezzo minuto. Ricordatemi a vostra Madre.
Chiedi a te stessa, Amore mio, se non sei crudele per avermi irretito così, per aver distrutto così la mia libertà. Confessalo nella lettera che devi scrivermi immediatamente e dì tutto ciò che puoi per consolarmi.
Falla ricca come un filtro di papaveri per inebriarmi – scrivi le parole più tenere e baciale, che io possa almeno posare le mie labbra dove furono le tue. Quanto a me, io non so come esprimere la mia adorazione per tanta bellezza: voglio una parola più luminosa di luminosa, più bella di bella.

A THING of beauty is a joy for ever:
Its loveliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Spite of despondence, of the inhuman dearth
Of noble natures, of the gloomy days,
Of all the unhealthy and o'er-darkened ways
Made for our searching: yes, in spite of all,
Some shape of beauty moves away the pall
From our dark spirits.

Ragazza mia adorata,
ieri eri entrata in un sogno, in mezzo ai miei libri, deliziandomi di una solitudine e di un silenzio che solo tu avresti dovuto turbare. Perché non posso parlare della tua bellezza, dal momento che senza di essa non avrei mai potuto amarti, non so concepire altro inizio che non sia la bellezza e un amore come quello che nutro per te. Vorrei che fossimo farfalle, e vivessimo tre soli giorni d'estate, tre giorni così con te, sarebbero più colmi di delizie di quanti ne potrebbero contenere 50 anni di vita ordinari. Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti. La mia vita sembra che si arresti lì.
Non vedo più avanti. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi. Sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto. Avrei paura a staccarmi da te. Mi hai rapito via l'anima, con un potere cui non posso resistere. Eppure potei resistere finché non ti vidi e anche dopo averti veduta, mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore, ora non ne sono più capace. Sei una pena troppo grande. Il mio amore è egoista.
Per sempre tuo,
John Keats.

Solitudine, se vivere devo con te,
Sia almeno lontano dal mucchio confuso
Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
Del fiume appaiono in miniatura;
Veglia con me, dove i rami fanno dimora,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l’ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d’una mente innocente, quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
Dell’animo mio. E quasi come un dio l’uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.
Tu, sposa della quiete ancora inviolata,
Figlia adottiva del tempo lento e del silenzio,
Narratrice campestre, tu che racconti una favola fiorita
più dolce dei miei versi,
Quale intarsiata leggenda di foglie pervade
La tua forma, brulicante d'uomini o di dei,
O di entrambi, nella valle dell'Arcadia nella città di Tempe?
Quali uomini? Quali dei? Quali ragazze sfuggenti?
Le melodie ascoltate son dolci; ma più dolci
Ancora son quelle inascoltate. Allora forza, lievi flauti,
Continuate, ma non per l'udito; preziosamente
suonate per lo spirito arie senza suono.
  E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre bella.
  Verso quale verde altare, sacerdote misterioso,
Conduci la giovenca muggente, i fianchi
Morbidi coperti da ghirlande?
E quale paese sul mare, o sul fiume,
O inerpicato tra la pace dei monti
Ha mai lasciato questa gente in questo sacro mattino?
Silenziose, le strade del paese saranno per sempre,
E mai nessuno tornerà a dire
Perché quel paese sia stato abbandonato.
  Oh, forma attica! Posa leggiadra! con un ricamo
D'uomini e fanciulle nel marmo,
Coi rami della foresta e le erbe calpestate -
Tu, forma silenziosa, come l'eternità
Tormenti e spezzi la nostra ragione. Algida canzone!
Quando l'età avrà devastato questa generazione,
Tu sarai ancora qui, eterna, tra nuovi dolori
Non più nostri, amica ancora all'uomo, al quale dirai ancora
"La Bellezza è verità, la verità bellezza," - non c'è altro da sapere
mentre siamo sulla terra.
2 febbraio 1820
Mia adorata,

stando alle apparenze dovrò rimanere separato da te il più a lungo possibile. Se riuscirò a sopportare, davvero non lo so. Devo essere paziente e soprattutto tu ora devi pensarmi il meno che puoi. Tu conosci la situazione, non ci sono grandi speranze e, anche se dovessi guarire, non sarò mai più capace di grandi sforzi. Non dovrei neppure leggere, mi dicono, ma questo proprio non posso farlo, così come non posso dimenticarti. Non di meno non posso non dire che a questo mondo vi sono cose insopportabili.
Ma di una cosa sono certo e con questa ti do la mia buonanotte. Qualunque cosa accada e a dispetto del mio destino io sarò per sempre sopra e al di sopra del tempo il tuo caro, caro amore.
15 Febbraio 1820
Carissima Fanny,

la cosa che adesso più di ogni altra desidero è sentire la tua voce che mi chiama ancora amore. Che mura alte questa malattia ha eretto tra te e me, tali che io non posso vivere che dapresso a quel muro che ci separa e interpretare ogni rumore che io sento come fosse un tuo passo, un tuo sussulto, un tuo sospiro. Le cose e le visioni del mondo si sono fatte per me non altro che segni di te, simulacri della tua presenza. Quando ti manderò questo biglietto sarò nel salotto a spiare se ti mostrerai un attimo nel giardino. In questi giorni senza di te le mie angosce sono tornate a tormentarmi. Penso che se morissi ora cosa ne sarebbe di me? Non ho lasciato nessuna opera significativa, nulla di mortale alle mie spalle, niente che possa rendere i miei amici fieri della mia memoria. Solo di una cosa sono lieto, di aver amato in tutto ciò che c'è nel mondo la bellezza.
Forse ne avessi avuto il tempo, avrei scritto qualcosa degno di essere ricordato, così non è stato ma non importa perché in te ho potuto amare la forma più splendida e perfetta che abbia mai avuto la bellezza.

per sempre tuo,
John Keats.
Giovedì 24 febbraio 1820
Mia adorata fanciulla,

hai sentito stamane il tordo cantare nei campi? Segno che la stagione sarà mite e questo sarà a tutto vantaggio della mia salute. In questi ultimi giorni mi sembra di stare meglio. Ora, mentre sono costretto a letto, filosofeggio su tutto e tutto metto in discussione come deve fare ogni buon filosofo. Alberi, fiori, tordi, primavera, estate, tempo... tutto. Tutto, tranne te. Perchè se dubitassi della tua realtà nulla avrebbe più significato, né io sarei più capace di pensare. Perciò non mi è dato di pensarti se non come quella cosa verissima e incredibilmente splendida che sei.
Mi manchi, forse per questo quel tordo mi è sembrato stamattina come un amico e un compagno così ben trovato. Non occorre che tu mi restituisca i libri che ti ho prestato qualche mese fa, mi fa talmente piacere sapere che sia tu a tenerli. È un po' come se una parte di me, una parte che tanto mi è chiara come lo sono i miei libri, fosse presso di te, mentre io non posso esservi. Come se custodissi un pensiero del mio cuore e questo mi fa stare meglio.
Sempre tuo, mia dolce Fanny,
John Keats.
18 Marzo 1820

Mia carissima Fanny,
ho dormito bene stanotte, e oggi sto meglio. Forse perché mi sei apparsa in sogno, con quella corona di fiori che ti regalai un tempo nella nostra passeggiata tra i prati, quando ti dissi che avrei voluto vivere con te la vita di una farfalla, solo tre giorni d'estate ma più caldi dell'eternità, perché con te accanto.


29 marzo 1820

Mia adorata,
anche se mancano solo poche ore a quando potrò finalmente rivederti non posso fare a meno di scriverti queste righe. Ti sento a me vicina come nessun uomo ha mai provato. È come se nell'incontrarti avessi incontrato una parte di me che avevo perso nascendo. Ora io mi sono ricongiunto a me, amando te.
Che ne sarà di noi se io dovessi partire per dove non c'è ritorno?
Io non lo so se questa nostra catena d'oro si frantumerà in mille pezzi che diverranno nello spazio comete incandescenti. La mia anima salirà lassù, oltre i perimetri del cielo, e la catena che ci lega non sarà lunga abbastanza. La forza che mi trascinerà sarà troppo forte e la catena si spezzerà.

1° giorno di maggio del 1820
In fondo, mia carissima fanciulla io non sono che un egoista, continuando a scriverti e corteggiarti, sapendo quanto tu hai sofferto e dovrai soffrire ancora per l'affetto che mi porti. Ma molto delle nostre vite è in mano a un destino che non è nelle nostre mani. Il mio destino dice che io debba essere felice o infelice per amor tuo, non ne conosco la cagione né io so la causa per cui tu sei diventata l'origine stessa del flusso del mio pianto e dell'espandersi del mio sorridere. Un solo tuo passo, un solo tuo battito di ciglia, mi possono spaccare il cuore. Sono talmente avido di te. Io so che tu potrai perdonare questa mia avidità, il dolore che ti arreco, perché conosci l'amore …, perché conosci l'intensità assoluta con la quale io ti amo e con la quale io ti amo.
Ieri tua madre mi ha detto che sei andata in città da sola, è stato un tale trauma per me saperlo. Promettimi che non lo farai mai più finché non starò meglio per poterti accompagnare. Promettimi e riempi la pagina della tua lettera degli aggettivi più dolci. Aspetto la tua prossima lettera.

3 agosto 1820
Fanciulla mia adorata,
se solo tu conoscessi il modo per cui io possa essere felice anche senza te... io so che questo modo non esiste, ma il mio cuore spera che tu almeno scoverai una via perché tu possa essere felice senza di me. Negli ultimi giorni mi son sentito molto male. Non c'è stato un solo colpo di tosse, un solo spasimo che non abbia significato per me il terrore di non rivederti. Accetterei di andarmene più pacificamente se non ti avessi amato. Eppure se non avessi amato te, io, morendo, non sarei mai stato nemmeno certo di aver mai vissuto.
Dalla finestra del mio cottage stamattina ho visto il mare. Ho sognato di fuggire con te su di un'isola. Cosa ci importerebbe allora delle rendite, della malattia, dei giudizi della gente? Forse allora potrei scrivere davvero delle poesie per cui essere ricordato. Ma non ci sarà mai memoria dei miei versi. So, invece, che il ricordo di te non scolorirà mai dalla mia mente, persino quando non sarò che polvere resterà nella mia anima divenuta chissà cosa, profusa tra le cose di questo tetro mondo, l'immagine di te sprazzo unico e infinito di bellezza nell'assurdità delle cose della vita.
Mia carissima, carissima Fanny,
oggi due novembre muovo alla volta della città di Roma. I medici sono certi che il clima dell'Italia mi gioverà, c'è ben poco da perdere ormai.
Mia carissima, una cosa voglio chiederti e devo farlo con il cuore che sanguina: non scrivermi più, sinché non avremo notizie di un mio miglioramento. Non sopporterei di leggere le tue parole sapendo che forse, in questa vita, non ti rivedrò mai più. Il mio amico Joseph Severn è con me, e lui si prenderà cura di questo sfortunato giovane poeta che non ha scritto nessun verso degno di memoria.
Ma porto con me ancora dei versi a cui voglio lavorare. Si tratta di una poesia d'amore. Si tratta di una poesia d'amore per te.
Roma, 30 novembre 1820.
Caro Charles,
scrivere questa lettera è per me la cosa più difficile del mondo. Continua a farmi male lo stomaco e sto ancora peggio se apro un libro. Devo costantemente fare i conti con quanto ho guadagnato, ben poco, e quanto ho perduto, credo moltissimo lasciando l'Inghilterra. Adesso ho la continua sensazione che la mia vita reale sia già passata e di star conducendo una specie di esistenza postuma. Da settimane non leggo, né apro più le lettere di Fanny. Troppo doloroso sentire le sue parole sapendo che mai più la rivedrò. Ricordami Charles a tutti gli amici, dì loro che non avrei mai voluto partire senza salutarli, ma speravo talmente di tornare che non ho osato dire addio a nessuno, nemmeno a lei, Charles, nemmeno a Fanny dissi addio.
Rinchiuso nel buio della mia stanza, sento in queste ore l'autunno di Roma. L'aria mite dell'Italia, il profumo dei fiori nell'aria, il canto costante della fontana che qui, sulla Piazza di Spagna dove vivo, non cessa mai di sgorgare. Vorrei profondermi in ogni cosa, Charles, e vivere sparso in questo spazio infinito. Non so davvero come finire questa lettera, amico mio. Pensa che a Fanny non ho nemmeno più scritto. Non sono mai stato bravo d'altronde a prendere congedo. Spero solo che le sia giunta la mia ultima poesia. Se così non fosse, assicurati che arrivi a casa di sua madre e che lei possa leggerla. Ora ti saluto amico mio.

Il tuo affezionatissimo,
John Keats.

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