Intanto tra un frame e l’altro mentre il duo Merkel-Samaras passava da un ambiente ovattato all’altro, la città era in grande fermento già dalle prime ore del mattino. Anche a questo proposito però c’è ben poco da dire: intanto la solita ridda di numeri (erano 40.000 per alcuni, quasi il doppio per altri!) e oltre qualche patetico teatrino di bandiere bruciate e grotteschi richiami nazifascisti, anche il cosiddetto popolo della rivolta sembrava a corto di idee e di iniziativa, mosso più dall’inerzia che da un vero moto di ribellione. Era come se qualcosa di assolutamente “non autentico” si stesse concretizzando sotto gli occhi dei comuni mortali: paradossalmente entrambi, i due Governanti e il Popolo, sembravano azionati dalla stessa spinta perversa dell’esserci perché così vuole uno schema ispirato alle regole della comunicazione. Con lo stesso rituale del picchetto d’onore, la folla ha riempito le piazze e ha eseguito un compito, quello di “mettere in scena” la protesta. Ma anche qui, di contenuti poco si è discusso.
Nel mentre l’aereo della Signora Merkel decollava dall’aeroporto di Atene tutto, per fortuna, rientrava nella normalità e il Signor Samaras tornava alle sue ambasce dato che nulla è cambiato in termini di impegni e di scadenze: entro il 18 ottobre bisognerà metter mano a tutti i dispositivi normativi che consentiranno di concretizzare le richieste della Troika in termini di tagli alla spesa e a nulla è valso quel tè in salotto preso con la Cancelliera.
Ebbene si, penserà il lettore, il ritrattino è proprio questo. Ma alla fine chi dei due ha ragione? Non è facile dare una risposta, a meno di cadere nelle solite demagogiche posizioni estreme pro/contro l’Euro o, peggio, pro/contro l’Unione Europea. Bisogna pensare da una parte alla difficoltà della Germania di comprendere le “piaghe bibliche” che caratterizzano il sistema politico-amministrativo greco (clientelismo, corruzione, ecc.) e al sistema di sprechi che si cerca ancora di nascondere, tutte cose che non consentono di dare fiducia; dall’altra parte invece la necessità della Grecia (come di altri Stati europei) di rivendicare un trattamento alla pari senza dare spazio ad una presunta supremazia di uno Stato europeo sull’altro.
In teoria hanno ragione entrambi. Resta il fatto che la Grecia dovrà continuare il percorso di lacrime e sangue intrapreso già da alcuni anni ma forse quel che vale la pena davvero di chiedersi è se questo immenso sacrificio che la Grecia sta affrontando (e che l’Italia affronterà!!) costituisce davvero l’ultimo sacrificio sull’altare dell’euro, oppure segna l’inizio di una nuova era?
erre