Nuove scosse di terremoto in Emilia Romagna che portano morte, distruzione e terrore e nuovamente tutti i media concentrano le loro attività informative su questo avvenimento. Speciali tg, collegamenti in diretta, testimonianze, palinsesti modificati, tutti a documentare quello che nessuno più voleva vedere. Non le normali scosse di assestamento che fanno seguito allo scombussolamento della terra, ma un altro violento movimento tellurico, con epicentro a Medolla, nel modenese, che si è fatto sentire in tutto il Nord Italia.
Un altra forte scossa che riduce tutto in macerie e fa alzare il numero delle vittime. L’emergenza terremoto in Emilia si fa sempre più drammatica. La gente ha paura, è provata psicologicamente dal continuo e prolungato smottamento del terreno, rimane in strada, nelle tendopoli, nelle auto. Questo territorio già provato dal terremoto recente continua a soffrire, la macchina dei soccorsi si è rimessa in moto, alla ricerca di nuove vittime. È stato trovato morto anche l’ultimo operaio disperso in seguito al crollo della fabbrica Haematronic di Medolla, in provincia di Modena, uno dei Comuni più colpiti dal terremoto. Sale dunque a 17 il bilancio dei morti accertati oltre a 350 feriti.
Ovunque macerie, pareti crollate, travi, polvere, e durante la notte altre 50 le scosse di terremoto che si sono susseguite fino alle 6.30 del mattino. La gente esausta, fugge, la paura è tangibile, il primo terremoto, ha colto di sorpresa gli abitanti, ora, al contrario, la consapevolezza del pericolo amplifica le reazioni umane. E gli sfollati cercano ricovero nelle tende, negli alberghi e in altre strutture. Scappano e arrivano anche negli alberghi riminesi, i volti segnati dalla tragedia, con negli occhi la voglia di allontanarsi da quell‘inferno che pare non voglia cessare mai.
Un incubo dal quale non si riesce a uscire e che rende più difficle anche il lavoro dei soccorritori, le scosse continue rendono ancora più pericoloso il recupero dei vigili del fuoco che operano in uno scenario drammatico, spettrale, instabile. Il terremoto è una storia di morte e di energia per ricominciare a vivere.
Si parla di situazione di assoluta gravità per le imprese della zona, la dinamica di questi due eventi sismici ha sconvolto questi territori laboriosi che ora lesionati e feriti nel profondo sono in ginocchio. Il rischio è che la paura paralizzi e ritardi il superamento di questo momento difficile. Gli emiliani sono tenaci e coraggiosi, ma sono stati messi a dura prova. Il sindaco di Mirandola, Maino Benatti, con poche ma, precise parole dichiara: ” abbiamo bisogno di coerenza tra quello che dicono e quello che fanno, speriamo e crediamo che lo Stato ci aiuti e non ci dimentichi nel giro di breve tempo”.
La replica delle istituzioni si è fatta sentire: “L’impegno dello Stato, ha detto Monti, sarà garantito da subito, le istituzioni non sono impreparate”. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invece ci tiene a precisare: “Celebreremo il 2 giugno sobriamente e dedicheremo le celebrazioni alle popolazioni colpite dal terremoto”.
E in queste ore sono moltissime le voci che chiedono, senza successo, di annullare proprio la parata del 2 giugno destinando i soldi spesi per realizzarla ai terremotati. La protesta è nata sul web, ma è andata via via crescendo. Fino a raggiungere il mondo della politica, dove sono in tanti a chiedere la rinuncia o la rimodulazione, dopo il sisma in Emilia, della parata militare del 2 giugno. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ne vuole sapere. La sfilata delle forze armate si farà, costi quello che costi. Sobria, ma si farà. Dedicata alle vittime del terremoto (oooh!), ma si farà. Si può obiettare che sarebbe meglio dirottare, se possibile, i costi di un così “poderoso” allestimento scenico, in modo da aiutare le aziende che rischiano l’inattività per un lungo periodo a causa dei danni provocati dal sisma, o aiutare le intere famiglie di terremotati. Soprattutto, non si capisce per quale motivo una parata di questo tipo, con il corollario di spese esagerate, non si possa annullare in caso di emergenza conclamata. Si può obiettare, protestare, cercare di far ragionare, invano.
Altra occasione di buon senso, mancato, per Capo dello Stato e governo tecnico!