La Top 5 del sabato viene eccezionalmente rinviata a lunedì, dove avrete modo di leggere una speciale classifica "programmatica" di inizio stagione.
Questo week end è quello del grande rientro: finita l'estate, finite le vacanze, finito tutto. Si ritorna in ufficio o in fabbrica, o a scuola. Il paese nel mentre vacilla, tracolla, boccheggia, ma non crolla mai perché in fondo l'Italietta è ancora piuttosto importante nella scacchiera mediterranea. A far le spese della crisi saranno i soliti poveri Cristi a cui si chiedono lacrime e sangue in virtù di un amor patrio che più o meno dal 1918 non abita più da queste parti.
Ma vabbé: non ho intenzione di parlare di tutto ciò, visto che ogni commento apparirebbe demagogico e abusato. E poi questo non è un blog politico, né vuole diventarlo. Ci si occupa, come sapete, di altre cose: libri, film, fumetti, mostri e "altre amenità". Poi, guarda e riguarda, si scopre che anche in questo settore si trovano gli specchi - rigorosamente deformanti - del paese. Piccoli indizi insignificanti che, come in un buon romanzo cospirazionista, vanno a comporre un mosaico enormemente più ampio.
Così succede che ieri, ultimo giorno della mia prima settimana di lavoro, torno a visitare una dei tanti megastore Feltrinelli di Milano. L'obiettivo dichiarato era quello di godere di un po' d'aria condizionata. Da mesi non compro più nulla in libreria, salvo un paio di eccezioni, preferendo altri canali e altri formati per soddisfare la mia passione per la lettura. Di queste visite in libreria conservo però lo spirito d'osservazione che mi porta a notare i vari cambiamenti nel corso dei mesi. Anzi, diciamola tutta: degli anni, visto che a Milano ci lavoro dal 200*.
Oltre alla solita marea di materiale abusivo - orpelli da cucina, lavagne magnetiche, svuotatasche, agendine di ogni colore e dimensione etc etc, in Feltrinelli non ci sono particolari novità. Qualche titolo che non mi ha impressionato, soprattutto nell'area dedicata ai "gialli scandinavi", altra passione scoppiata chissà come e che il mio limitato cervello si ostina a non comprendere. Taccio ogni commento riguardo al fu settore horror, oramai colonizzato da vampiri-Harmony e da angeli... Harmony. La botta di tristezza mi è in realtà venuta passando davanti allo scaffale dedicato alla fantascienza.
Tre anni fa la sci-fi letteraria occupava un angolo a L del suddetto megastore, gomito a gomito con il fantasy.
Due anni e mezzo fa ha perso il gomito, stringendosi in un unico scaffale diviso in tre ben distinti segmenti. Il fantasy intanto prendeva a braccetto il teen-horror, mischiandosi allegramente a esso.
Un anno e mezzo fa la fantascienza cedeva un terzo dello scaffale al fantasy, nel mentre proliferante grazie a Martin, a Harry Potter e alla riproposizione in economica dei vari Brooks, Goodkind etc etc.
Un anno fa la fantascienza nuova smetteva di affluire nel megastore, lasciando che le solite antologie dedicate ad Asimov, Dick, Crichton e pochi altri tenessero alta la bandier(in)a del genere. Libri vecchi e polverosi, con copertine disegnate da qualcuno il cui concetto di sci-fi sembra essersi fermato al 1960 o giù di lì.
Ieri un secondo troncone dello scaffale è stato conquistato dal fantasy. I libri di fantascienza si sono quindi ulteriormente stretti in ciò che rimane del loro dominio, con zero titoli nuovi e qualcuno in meno di quelli vecchi.
Una tristezza, appunto, anche per chi come me ama solo parte di questo genere narrativo.
Eppure è così. La fantascienza sta sparendo dalle librerie italiane.
Un problema minimo. Qualcuno dirà che succede ovunque. Lo pensavo anch'io, prima di visitare un po' di librerie newyorchesi. Da Strand Book Store, non certo una libreria specializzata, ho felicemente girovagato per un intero corridoio dedicato alla sola fantascienza. La cui esistenza non pregiudicava i medesimi libri-spazzatura che abbondano anche su entrambe le sponde dell'Atlantico.