Nell’ora in cui il sole sorge su Pont Neuf – il ponte dei lucchetti – e le stradine di Parigi cominciano pian piano a risvegliarsi, Anna Trent è già al lavoro: immersa nel profumo di zucchero e cacao, inventa e prepara le sue creazioni di cioccolato finissimo. Deliziose prelibatezze che abbelliranno la vetrina dell’antica bottega dove ha cominciato da poco a lavorare, per poi finire sulle tavole imbandite delle più belle case di Parigi. Ma questa passione, per Anna, è cominciata molto prima – a casa sua, nel Nord dell’Inghilterra, e nella fabbrica di cioccolato industriale dove un brutto incidente ha imposto una fermata obbligatoria alla sua vita, facendole perdere il lavoro e l’allegria. Ma quando tutto sembra perduto, c’è sempre Parigi. E così, grazie all’aiuto della cara, vecchia professoressa di francese – l’unica materia in cui Anna aveva qualche voto decente – addio pioggerella fine e insistente dei sobborghi inglesi, addio cioccolato industriale… Nella bottega del maestro cioccolataio Thierry la vita ha un altro sapore, e i sogni anche. Riuscirà Anna a realizzarli tutti, compreso quello di trovare il grande amore? La sola cosa che sa per certo, mentre al tramonto passeggia per le viuzze della città, è che quando Parigi chiama, l’amore risponde.
Romanzo piacevole, sebbene il binomio “cioccolato – Parigi” sia piuttosto scontato e ripetitivo. In più, va segnalata una certa lentezza, che si traduce in vera e propria sonnolenza, almeno all’inizio. Lo stile lineare, unito alla descrizione stereotipata dei personaggi ne fa un testo abbastanza prevedibile, nonostante sia innegabile il fascino senza tempo delle storie d’amore, ovviamente a lieto fine, ambientate nella capitale francese. Interessante, infine, il parallelismo tra le due donne: Anna e la sua ex insegnante di francese, Claire, malata terminale, che in periodi diversi vivono a Parigi, incrociando i propri destini con i protagonisti maschili. Piccola chicca in chiusura: le ricette a base di cioccolato.