Maia è sdraiata fra le due lenzuola, stropicciate dai continui movimenti del sonno. A meno di un metro dai suoi piedi, i vetri spalancati lasciano passare quel poco d'aria che la calura di luglio consente.
E' la sua seconda notte.
Le doghe cigolano, non ancora abituate al suo peso così leggero. A ogni cigolio il respiro si fa più lento. Maia inspira quell'aria ignota, la lascia entrare in sé perché diventi tutt'uno con l'ossigeno che le circola dentro. Poi trattiene il fiato, l'aria scorre in lei e si mescola tra le arterie del suo essere. Non la lascia uscire. Serra occhi e labbra, stringe i pugni. E' un attimo. Butta fuori tutto con la violenza del suo respiro, lascia andare tutte insieme le lacrime, i ricordi, le speranze, i piatti da lavare, la biancheria, le valigie sfatte, il cellulare che squilla, la vita.
E si riaddormenta.