Ci sono immagini che hanno la perfezione di ogni senso possibile. Un significato, una storia dalla prima all'ultima pagina e tutto ciò che c'è nel mezzo, la trama della vita. Noi capiamo, a volte, anche senza parlare o ascoltare, anche senza necessariamente dover vedere con gli occhi. Abbiamo percezioni, puntualmente confermate o smentite, nello stesso ed esatto modo di come avviene per gli occhi o per qualsiasi altro classico e scontato organo sensoriale, ingannato o fatto contento. Ci sono preoccupazioni che nascono dalla lettura di una sguardo, improvvise anticipazioni di futuro, ricordi di come eravamo e che ci fanno paura. Magliette oltre le quali si intravedono le scapole. Capelli che iniziano a sporcarsi. Colli inclinati da un lato. Un passo incerto. Una schiena giovane ma che già si piega un poco. E poi le mani e le gambe fredde. La semplice carnagione pallida. Una tela bianca. Un sorriso che non è di contentezza ma che serve invece a far felice soltanto chi ti guarda. In ogni caso, sempre per un attimo. Non è la forza di gravità l'elemento imprescindibile, la caduta dalla quale non possiamo sottrarci in alcun modo? La lontananza, l'assenza, la solitudine, il rincontrarsi, il sorridersi da una parte all'altra di un corridoio, d'inverno scarsamente illuminato. Osservare, per quanto tu non lo voglia, distrattamente i passi dell'altro che si allontanano. Tutte queste cose fanno parte di un'unica immagine. Sono i frammenti di una storia già vista e che replica all'infinito.
Ci sono immagini che hanno la perfezione di ogni senso possibile. Un significato, una storia dalla prima all'ultima pagina e tutto ciò che c'è nel mezzo, la trama della vita. Noi capiamo, a volte, anche senza parlare o ascoltare, anche senza necessariamente dover vedere con gli occhi. Abbiamo percezioni, puntualmente confermate o smentite, nello stesso ed esatto modo di come avviene per gli occhi o per qualsiasi altro classico e scontato organo sensoriale, ingannato o fatto contento. Ci sono preoccupazioni che nascono dalla lettura di una sguardo, improvvise anticipazioni di futuro, ricordi di come eravamo e che ci fanno paura. Magliette oltre le quali si intravedono le scapole. Capelli che iniziano a sporcarsi. Colli inclinati da un lato. Un passo incerto. Una schiena giovane ma che già si piega un poco. E poi le mani e le gambe fredde. La semplice carnagione pallida. Una tela bianca. Un sorriso che non è di contentezza ma che serve invece a far felice soltanto chi ti guarda. In ogni caso, sempre per un attimo. Non è la forza di gravità l'elemento imprescindibile, la caduta dalla quale non possiamo sottrarci in alcun modo? La lontananza, l'assenza, la solitudine, il rincontrarsi, il sorridersi da una parte all'altra di un corridoio, d'inverno scarsamente illuminato. Osservare, per quanto tu non lo voglia, distrattamente i passi dell'altro che si allontanano. Tutte queste cose fanno parte di un'unica immagine. Sono i frammenti di una storia già vista e che replica all'infinito.