Un universo parallelo di riferimenti fantascientifici

Da Dylandave

- Pandorum – 2010 – ♥♥ -

di

Christian Alvart

Vorrei iniziare a scrivere su questo film specificando che ho volutamente ignorato di inserire il sottotitolo italiano (L’ Universo Parallelo) nel titolo del film perchè credo che sia ancora una volta una dimostrazione di come i titolisti delle case di distribuzione italiane sfornino i loro titoletti con l’ obiettivo di accalappiare i loro spettatori fuorviandoli da quello che in realtà è il vero tema del film. In Pandorum infatti non si tratta affatto di Universi paralleli quanto piuttosto di una fictionaria sindrome di Pandorum, una condizione psicologica con tendenze omicide e allucinazioni nella quale si ritrovano coloro che sono stati sottoposti a lunghi periodi di iper-sonno. In questa bizarra condizione si ritrovano i due protagonisti (Ben Foster e Dennis Quaid) di questo thriller fantascientifico che al suo interno racchiude miriadi di riferimenti a precedenti film di generi analoghi. In primo luogo abbiamo una nave spaziale che come la saga di Alien ci ha ben insegnato può essere una straordinaria ambientazione per creare situazioni di suspense, paura e claustrofobia. Abbiamo anche delle creature che inizialmente sembrano aliene ma che poi si rivelano solamente delle mutazioni umane che ricordano quelle di The Descent- Discesa nelle tenebre, ma soprattutto abbiamo la perdita di memoria degli astronauti che non sanno bene dove si trovino che tanto ricordano Solaris. E come se non bastasse tutto questo citazionismo per rendere quest’ opera un lavoro non pienamente originale si aggiungono anche i movimenti di macchina, decisamente un pò troppo “movimentati”, che “shakerano” lo spettatore nel buio trascinandolo in atmosfere da film horror. Sono questi tutti elementi che fanno di Pandorum un film che non può certo fregiarsi di essere un titolo memorabile ma solamente un lavoro capace di allietare le calde notti d’ estate. Certamente il mix di alcune sequenze soprattutto iniziali sono interessanti. Ad esempio il susseguirsi di inquadrature durante il risveglio dall’ iper-sonno del protagonista Ben Foster sono capaci di creare quel giusto pathos che il plot richiede, alternando le urla dell’ attore all’ interno della sua cella al silenzio totale all’ esterno che già da solo non preannuncia nulla di positivo per le sorti del suo personaggio, il Caporale Bower. Ed è proprio il giovane attore di Boston che si distingue maggiormente in questo film, perchè il povero Dennis Quaid, ormai richiamato a ricoprire ruoli di comprimari in  qualsiasi film di serie B dalle atmosfere fantascientifiche, thriller o catastrofiche, sembra limitarsi al suo solito “fraseggio” espressivo che non lascia spazio a nessun tipo di originalità interpretativa. Anche la giovane e bella attrice tedesca Antje Traue è richiamata a ricoprire il ruolo della bella amazzone fantascientifica, che come spesso capita in questo genere di film inizialmente è dai comportamenti un pò burberi e antipatici ma alla fine mostra tutti i suoi lati più femminili. Il finale è prevedibile e come sempre felice ed è condimento perfetto ad un film estivo che di certo si lascia guardare, ma dal quale non ci si può aspettare nulla di più che la sufficienza.

( Il Risveglio dall' Iper-sonno di Ben Foster)

( E' ovvio che per rendere un film almeno mediamente 
di successo bisogna scritturare una bell' attrice)

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