La foto che vedete qua sopra si trova sulla copertina del New York Post di ieri (4 dicembre 2012) e pensate, è stata scattata alcuni istanti prima che la metro di New York City, investisse e uccidesse l’uomo (Ki Suk Han, di origini coreane) finito sulle rotaie nel tentativo di calmare un mendicante molesto.
Dopo essere stato spinto sui binari della metropolitana, Han ha lottato disperatamente per riuscire a sollevarsi e riportarsi sulla piattaforma, ma non ebbe abbastanza forza per riuscirci.
Però, a renderla inquietante è la tragedia che annuncia e specialmente, il modo nel quale la foto è stata scattata dal fotografo freelance del New York Post, R. Umar Abbasi, che in quel momento si trovava in corsa verso il treno, tentando di richiamare l’attenzione del macchinista con la luce proveniente dal flash della sua macchina fotografica, almeno è così che sostiene.
Qui trovate un video che documenta la storia, ma ovviamente sono sorti un sacco di perplessità e critiche:
Ci sono numerose critiche, e opinioni contrariate se non disgustate riguardo al comportamento del fotografo, del New York Post, del mendicante e di altri testimoni, specialmente il servizio di sorveglianza.
Qui si aprirebbe un dibattito molto complesso: bisognerebbe sapere con dettaglio cosa sia successo realmente in quella circostanza, e soprattutto verificare se il fotografo si trovasse così lontano da non poter intervenire nel soccorso.
Però effettivamente qui si torna ad un problema abbastanza comune: etica e opportunismo, dove fotogiornalisti al cospetto di situazioni tragiche e impellenti, scattano prima ancora di intervenire (quando lo fanno), per riflesso, indole, istinto di conservazione, deformazione professionale, assuefazione a certe visioni, opportunismo, consuetudine…
Molti famosi fotografi sono stati premiati con scatti di questo genere.
Qui trovate il video di risposta del fotografo Abbasi, che racconta quel che è successo dal suo punto di vista:
Più in dettaglio, qua trovate la versione di Abbasi sul New York Post, ma intanto piovono un sacco di insulti tra i commenti, diretti proprio contro il fotografo.
Fonte : PetaPixel