“Un uomo senza patria” – Kurt Vonnegut

Creato il 24 novembre 2011 da Temperamente

Il mese scorso, recensendo il saggio dell’americana Martha Nussbaum Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, mi è tornata in mente una frase di Kurt Vonnegut: «Sapete cos’è un citrullo? Citrullo è chi non ha mai letto La democrazia in America di Tocqueville. Tocqueville diceva che il nostro Paese è quello in cui l’amore per il denaro fa più presa sull’animo della gente. Ho reso l’idea?». La citazione è tratta da Un uomo senza patria, un libro che presenta più di un’affinità col film Idiocracy di Mike Judge e con la politica italiana degli ultimi diciassette anni. Quella dipinta da Vonnegut è infatti un’America governata da personalità psicopatologiche che operano in modo a dir poco scriteriato e confuso. Ma, del resto, «Tirare a indovinare in maniera persuasiva è una peculiarità dei nostri leader», i quali, «stufi marci delle tonnellate di informazioni valide provenienti dalla ricerca, dallo studio e dal giornalismo investigativo, vogliono riportarci al tempo degli elisir dei ciarlatani».

A Man Without a Country: a Memoir of Life in George W. Bush’s America è il titolo originale del libro, ma il lettore italiano, per sua fortuna – o sfortuna, secondo i punti di vista – non avrà alcuna difficoltà a comprendere i giochi di potere a stelle e strisce (che pure vedono un massiccio conflitto di interessi coi settori assicurativo-bancari, televisivi, editoriali e sportivi). Va però detto che il testo, che raccoglie dodici articoli scritti da Vonnegut per la rivista radicale «In These Times», risulta spesso ridondante a causa delle molte ripetizioni, e che in diversi punti lo stesso Vonnegut appare un po’ troppo bisbetico e misantropo.

Al di là di qualche imperfezione, comunque, Un uomo senza patria resta un libro godibilissimo: scorrevole e colloquiale quanto un blog, offre uno sguardo ampio e ironico su questioni politiche, sociali, religiose («Se le cose che diceva Gesù erano giuste, e in buona parte anche bellissime, che differenza fa se era Dio oppure no?») e letterarie. Semplicemente esilaranti, a tal proposito, le rivisitazioni di Amleto, La metamorfosi e Cenerentola («Una delle storie più famose di tutti i tempi: c’è una ragazzina di quindici o sedici anni, le è morta la mamma e lei è triste. E quasi subito il padre si è risposato con una megera insopportabile che ha pure due figlie stronze»).

In conclusione, Un uomo senza patria è un libro che diverte e che regala anche delle perle di saggezza. Come questa:

L’arte non è un modo per guadagnarsi da vivere, ma è un modo molto umano per rendere la vita più sopportabile. Praticare un’arte, non importa a quale livello di consapevolezza tecnica, è un modo per far crescere la propria anima, accidenti! Cantate sotto la doccia, ballate ascoltando la radio, raccontate storie! Scrivete una poesia a un amico, anche se non vi verrà una bella poesia. Voi scrivetela meglio che potete. Ne avrete una ricompensa enorme. Avrete creato qualcosa.

Andrea Corona

Kurt Vonnegut, Un uomo senza patria, minimum fax, 116 pp., € 11,50.


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