Un uso qualunque di te è un romanzo duro, difficile da digerire, crudo e dannatamente poetico.
La storia è di quelle che non si vorrebbero mai sentire, perché non sta bene, no, non si fa così. Non si perdonano le donne come Viola, quelle che hanno fatto degli errori e delle proprie debolezze la cifra distintiva delle proprie esistenze. A detta degli altri. Eppure sono storie, quelle, che una volta approcciate, si fa fatica a condannare. Anzi, si vorrebbe che tutti le leggessero. Perché ciò che rappresenta Viola, altro non è che la somma di tutte le debolezze, degli errori, delle scelte sbagliate di un essere umano. Carlo, il marito, diventa per noi la soluzione a quegli sbagli, il modo giusto di affrontare la vita, la possibilità di riscatto e Luce, la figlia, diventa la strada per arrivare a vivere grazie all’amore. O forse a morire per amore. L’autrice rende poesia una torbida storia di tradimenti reiterati al femminile, parlando di una donna per la quale si nutrono sdegno e compassione, allo stesso tempo. Fino allo sgomento finale, per la scelta coraggiosa che affronterà.