PROMOZIONE ALLA LETTURA
Questo Venerdì intendo "SPONSORIZZARE" il LIBRO anche con un questionario
CHI SI INSERISCE IN QUESTO BLOG ED IN QUESTO POST, PUO' LASCIARE DELLE RISPOSTE
- Come lettore, che cosa fai per promuovere la lettura?
- Ti limiti a leggere ?
- Invogli o cerchi di invogliare gli altri ad aprire un libro?
- Come lettore come promuovi la lettura?
- Apri un blog e parli di libri e delle tue letture?
- Diffondi le novità letterarie?
- Tratti dei classici?
- Segnali libri a tema?
- Segnali eventi e iniziative legati alla lettura e ai libri.
- Riesci ad inventare nuovi modi per la promozione della lettura?
LE INIZIATIVE DEI BLOG " IO LEGGO ITALIANO" E "I VENERDI' DEL LIBRO" HANNO INDIVIDUATO UNA STRADA PERCORRIBILE E CONDIVISIBILE PER PROMUOVERE LA LETTURA
IL MIO VENERDI' CON UNA LETTURA TUTTA ITALIANA
Il romanzo "L’isola di Arturo", l’isola di Elsa Morante, è entrato a far parte dei luoghi dei miei ricordi letterari durante gli anni di studio alla facoltà di Lettere alla Sapienza di Roma. Credo che ci sia una memoria per le cose immaginate e le cose scoperte attraverso l’ approfondimento della lettura-analisi-studio.
Più tardi, giovane studentessa-alle-soglie-della-laurea, ho trascorso una settimanasu quell’isola e negli anni, avendo riletto il romanzo, vi sono stata con l'immaginazione , con l’avventura di una nuova scoperta. Ma è esattamente così che posso descrivere le sensazioni che ho provato e che si provano quando si arriva a Procida.L’isola sembra adagiata sul mare e ricorda una donna distesa su un triclinio romano. Sulla parte più alta, il piccolo borgo fortificato di Terra Murata sembra quasi voler scivolare da un momento all’altro.
Il porto di Marina Grande accoglie i visitatori con le sue case basse, una teoria di bianco, giallo e rosa, con qualche sprazzo di rosa salmone. Esse mostrano i segni del tempo e sulle facciate archi e scale rampanti, elementi costanti in tutta l’isola.
L’atmosfera che si respira è ancora quella di Arturo: « …le case rustiche, e antiche di secoli, che appaiono severe e tristi, sebbene tinte di bei colori di conchiglia, rosa o cinereo…». Panni stesi, barche ormeggiate, viavai di motorini: il porto è il cuore pulsante della vita di Procida.
ISOLA
TEMI TRATTATIIl tema principale del libro è la Formazione di Arturo Gerace, temi secondari come la noia, la disperazione e la gelosia, l’amicizia e il dolore.
Il narratore in questo libro è neutrale , non fa considerazioni proprie e non accusa o favorisce alcun personaggio.
Tra il tema principale e Arturo c’è una relazione forte in quanto lui si trova di fronte a degli avvenimenti che mutano la sua formazione.
TESTO
Nel testo del libro prevale l’intreccio. Le vicende arrivano in una situazione - momento di massima tensione, scena finale. Il narratore del libro è interno, racconta la vicenda in prima persona (Io narrante).
Lo spazio è interno con la casa dei guaglioni, la casa di Assuntina, la grotta, edesterno con l’isola e il mare di Procida.
L’autore fa anticipazioni,pause ed in tutto il narratore riflette e descrive.
PERSONAGGIIl protagonista è Arturo Gerace, un ragazzo originario dell’isola di Procida. Orfano di madre, vive fin dall’infanzia solo sull’isola. È bruno di capelli e carnagione, si ritiene bruttino ma all’inizio con una voce da Soprano, poi però infine con una voce da Tenore. È molto interessato delle novità, e cerca sempre di sapere tutto. Altri personaggi principali Wilhelm Gerace: padre di Arturo, da lui è considerato un eroe. Viaggia molto per lavoro, pur se non si conosce quale il suo lavoro. Verso la fine del libro si scopre che in realtà andava a Napoli e nei dintorni, ma non si allontanava mai dalla vista di Procida .
Nunziatella: matrigna di Arturo. Arturo nel libro la chiama con N. o con Nunz. Perché gli era strano pronunciare il suo nome.
Carmine Arturo Gerace: fratellastro di Arturo.Nato nel matrimonio tra Wilhelm e Nunziatella.
Assuntina: la ragazza di Arturo. Vedova e comare di sua madre.
Silvestro: il balio di Arturo, l’ha curato quando era piccolo, e se ne andò per fare militare e divenne soldato. Alla fine del libro torna a fare gli auguri ad Arturo e in fondo è anche il suo vero unico amico.
PROCIDA 1962
IL LIBRO
"L’isola di Arturo" è la storia di un ragazzo che scopre per la prima volta tutte le cose più grandi, più belle e anche quelle brutte della vita.» (Elsa Morante). Arturo è un adolescente che, in compagnia soltanto della sua cagnetta Immacolatella, vive da sempre sull’isola di Procida, nella Casa dei Guaglioni, un antico ed austero palazzo abbandonato da tempo da qualsiasi presenza femminile. La madre è morta nel darlo alla luce e il padre, spesso in viaggio, non si trattiene mai più di tanto con lui, concedendogli solo rare visite tra una partenza e un ritorno. La vita di Arturo ha una svolta quando il padre torna una volta a Procida in compagnia della sua nuova e giovane moglie Nunziata. All’arrivo della ragazza, subito egli prova un sentimento di amore/odio verso la sua matrigna, con un profondo conflitto interiore. Questi sentimenti sfociano poi in un’intensa gelosia alla nascita del fratellastro Carmine, perché Nunziata dedica molte attenzioni al neonato sottraendole ad Arturo. Il ragazzo, fingendo un suicidio nel quale però rischia davvero di morire, ottiene di nuovo, anche se per poco, le cure della matrigna. Successivamente, credendo di capire i suoi veri sentimenti, tenta di baciarla, ma la donna pone un taglio netto al loro rapporto, per fedeltà alla sua condizione di moglie. Comincia per Arturo un insieme di delusioni: trovata un amante per dar sfogo al suo desiderio represso, rimane ferito nel suo orgoglio quando scopre che lei frequenta altri uomini; inoltre suo padre, ignorando la promessa fattagli di portarlo con sé nei suoi viaggi una volta compiuti sedici anni, parte per l’ennesima volta senza di lui. Dopo due giorni tormentati fa chiarezza in se stesso: capisce di non odiare più suo padre e di non amare più Nunziata e si sente sciolto da ogni legame con l’isola. Dopo l’incontro con Silvestro, un amico d’infanzia che gli ha fatto da balia, decide di arruolarsi volontario e lascia Procida per sempre.
L’isolaè una parte fondamentale del racconto, non è solo lo sfondo della vicenda, ma è anche simbolo di innocenza. È la Procida dalle atmosfere magiche che Elsa Morante scopre con il marito nel dopoguerra, quando soggiorna all’Eldorado, una vecchia ma affascinante pensione immersa in un agrumeto a picco sul mare. Nel libro come nell’isola si ritrovano i sentieri, le spiagge, i sapori, i colori e le architetture di Procida.
Importante la parte più alta dell'isola, cinta dalle mura del XVI secolo, dal nome suggestivo di Terra Murata: il dedalo di scale dell’abitato medievale, dove il protagonista insegue il padre per scoprire il suo segreto.
La casa circondariale, un’ombra scura che Arturo descrive : ‘La cittadella del penitenziario mi sembrava una specie di feudo lugubre e sacro"
Assoluto protagonista del racconto è il mare, quello che Arturo percorre con la sua barca, la Torpediniera delle Antille. Grotte, anfratti e spiagge sono le sue mete. L’isolotto di Vivara, intatto e disabitato, ricorda le solitarie incursioni del giovane a bordo della sua barchetta. Imperdibile è anche il porticciolo dei pescatori, Corricella, punto di approdo per chi arriva da Napoli o Pozzuoli.
Elsa Morante ha amato l’isola a tal punto da decidere di far spargere le sue ceneri proprio nel mare di Procida, quei luoghi in cui al giovane Arturo sembrava che "Tutti in terra non facessero altro che baciarsi: le barche, legate vicine lungo l’orlo della spiaggia, si baciavano! Il movimento del mare era un bacio, che correva verso l’isola; le pecore brucando baciavano il terreno; l’aria in mezzo alle foglie e all’erba era un lamento di baci. Perfino le nubi, in cielo, si baciavano!".
MOTIVI DI ATTRAZIONE PER IL ROMANZO Sul nome Arturo si soffermano i primi pensieri del protagonista e narratore, fiero del doppio significato del proprio nome: la stella più luminosa della costellazione di Boote ed il coraggioso re Artù.
Emergono con forza il senso dell'onore e della virtù che il ragazzo ha appreso e fatto suoi mediante la lettura dei libri della Casa dei Guaglioni, la sua abitazione a Procida.L'isola stessa è il simbolo della figura di Arturo: come un'isola egli è cresciuto da solo nel mare della vita, come un'isola ha affrontato da solo le "tempeste" del suo animo, come un' isola Arturo ha sempre visto lontane le persone e soprattutto l'amore. Ma la novità del tutto dirompente, per il 1957 – anno della pubblicazione - è la rappresentazione della bisessualità paterna. Raccontare la formazione di un adolescente, orfano di madre, non era forse una grande innovazione e poteva evidenziarsi , al limite, patetico. Narrare l' attrazione per la matrigna, praticamente coetanea, forse meno prevedibile; ma distruggere la figura del padre, tratteggiandola traditrice e avventurosa soltanto negli "amorazzi" clandestini per degli uomini, è una soluzione che la Morante potrebbe condividere, oggi, con registi come Ozpetek o Almodovar. Assai provocatoria, estremamente coraggiosa, comunque credibile.
CITAZIONI
LA MADRE:" “Di lei, in realtà, io ho sempre saputo poco, quasi niente; giacché essa è morta, all'età di nemmeno diciotto anni, nel momento stesso che io, suo primogenito, nascevo. E la sola immagine sua ch'io abbia mai conosciuta è stata un suo ritratto su cartolina (…) adorazione fantastica di tutta la mia fanciullezza” (p. 11).
L' ODIO PER LA MORTE:" Scansavo tutti i miei pensieri dalla morte, come da una impossibile figura di vizi orrendi: ibrida, astrusa, piena di male e di vergogna” (p. 34)
LA SOLITUDINE:" Le porte sono tutte chiuse, pochi si affacciano alle finestre, ogni famiglia vive fra le sue quattro mura, senza mescolarsi alle altre famiglie. L'amicizia, da noi, non piace. E l'arrivo d'un forestiero non desta curiosità, ma piuttosto diffidenza” (p. 14)
IL PARLARE ITALIANO:" Sembra inventato, selvatico e anche le stesse parole mie napoletane, ch'egli usava spesso, dette da lui diventavano più spavalde e nuove, come nelle poesie. Questo linguaggio strano gli dava, innanzi a me, la grazia delle sibille” (p. 32)
IL FISICO DEL PADRE:" “Il suo corpo, nell'estate, acquistava uno splendore bruno carezzevole, imbevendosi del sole, pareva, come d'un olio; ma nella stagione invernale tornava chiaro come le perle. E io, che ero sempre scuro in ogni stagione, vedevo in ciò quasi il segno d'una stirpe non terrestre: come s'egli fosse fratello del sole e della luna” (p. 30).
NASCITA DEL FRATELLASTRO:" (Arturo, ragazzino) capisce che il cuore, nelle sue gare con la coscienza, è estroso, avveduto e fantastico quanto un maestro costumista. Per creare le sue maschere, gli basta magari una trovata da niente; a volte, per travestire le cose, sostituisce semplicemente una parola con un'altra... E la coscienza si aggira in questo gioco bizzarro come uno straniero a un ballo mascherato, tra i fumi del vino” (p. 262).
"Come fui sul sedile accanto a Silvestro,nascosi il volto sul braccio, contro lo schienale. E dissi a Silvestro: — Senti. Non mi va di vedere Procida mentre s’allontana, e si confonde, diventa come una cosa grigia... Preferisco fingere che non sia esistita. Perciò, fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio ch’io non guardi là".