Un viaggio fotografico nella delicata bellezza del Giappone

Da Nonsoloturisti @viaggiatori

“Andare in Giappone per qualche mese? Che figata!”

Questo il mio primo pensiero dopo una richiesta dell’azienda per cui lavoro da otto anni. Il Sol Levante, un mio sogno. Viverlo non come turista, ma nella sua quotidianità. Ho ventisette anni e sono un progettista meccanico con la passione per la fotografia e per i viaggi. Scrivo questo breve articolo per raccontare non una vacanza, ma un pezzo della mia vita. Voglio descrivere questo bel paese visto da dentro, tralasciando mete turistiche o consigli. Voglio raccontare il Giappone visto attraverso i miei occhi e la mia macchina fotografica.

Sushi e sashimi, templi e orìgami, geishe e samurai, anime e manga, ramen e udon, kimono e sakè… Cosa mi ha davvero colpito maggiormente di tutto ciò? L’unica cosa non menzionata: le persone. Credo che la persona sia il centro di tutto, e che dalle persone nasca il tipo di società che le circonda. Quella nipponica rasenta la perfezione. Il giapponese è gentile, ospitale, educato, ed ė capace di farti sentire a casa anche a diecimila miglia di distanza. E io mi sento a casa ogni volta che metto piede in Giappone.

Vivo nel Kansai, a Shin Kobe. Arrivo in una fresca mattina dei primi giorni di aprile. “Giusto in tempo per la fioritura dei ciliegi.” Il primo impatto con il Giappone è di quelli che ti lasciano senza parole. Massima organizzazione, ordine, pulizia, rispetto per tutto e tutti. In circa tre mesi trascorsi nel Kansai ho visto solo tre senzatetto, e anche loro lavorano, raccogliendo cartoni, plastica e lattine per portarli ai centri di riciclo con i loro carretti ed essere pagati per questo atto di “volontariato”. Il tasso di disoccupazione ė inferiore al cinque per cento. Praticamente lavorano tutti.

In questa zona riuscire a parlare in inglese è pressoché impossibile, ma se interrogati i giapponesi fanno di tutto per farsi capire: a volte sembrano dei veri e propri cartoni animati.

C’è grande rispetto per la religione: la più diffusa ė lo shintoismo, il credo negli spiriti. I templi non sono semplici mete turistiche, ma veri luoghi di preghiera. Sono posti silenziosi, dove gli unici suoni che si sentono sono i rintocchi delle campane, battiti di mani, scrosci d’acqua delle fontane ed il lieve brusìo delle persone.

Mi piace definire il Giappone come un posto dove tutto è velato, dai sapori dei cibi agli atteggiamenti della gente per strada. Vedere dei ragazzi che si danno un bacio ė cosa davvero rara. Le persone sono silenziose e riservate. Tutto ė svolto con una cortesia quasi imbarazzante. Un giorno sono stato a casa di un maestro di noh, una forma di teatro molto elevata. Nonostante Shimooka San non mi conoscesse, mi ha accolto offrendomi tė, dolcetto, caffè e soprattutto la sua attenzione. Mi ha raccontato dell’opera di noh, dei suoi personaggi e del terremoto del 1995 che ha distrutto la città. Ha anche tirato fuori la sua collezione privata di abiti e maschere, ed ha voluto che indossassi il tutto: oggetti con piú di 500 anni di storia alle spalle, tramandati di generazione in generazione. Inoltre, mi ha regalato un biglietto per l’opera in teatro.

Sono queste cose che permettono di comprendere il senso di ospitalità di questo popolo, solo apparentemente freddo e distaccato. Posso anche essere un gaijin – “straniero” – ma non mi sono mai sentito tale.

Amo i giapponesi, amo il Giappone!

Dove si trova Kobe?


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Andrea Lanzilli

Il Sol Levante, un mio sogno. Viverlo non come turista, ma nella sua quotidianità. Ho ventisette anni e sono un progettista meccanico con la passione per la fotografia e per i viaggi. Voglio raccontare il Giappone visto attraverso i miei occhi e la mia macchina fotografica.

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