Mi sembra quasi di violare un patto segreto, tacito, tra me e Luigi, scrivendo la sua storia.
Sono quelle cose che si vorrebbero raccontare, e tanto, e perché conosco Luigi da ventinove anni, avendo fatto l’asilo e le elementari con lui (praticamente lo conosco da quando siamo nell’età della ragione, se possiamo considerare i tre anni età della ragione), e perché mi pare un’occasione sprecata non raccontare niente. Luigi che non ho più visto da quando avevo tredici anni, perché se n’è andato a far le superiori in Veneto e poi l’ho ritrovato qualche volta in parrocchia, in giro per la nostra città, quando tornavo a casa da universitaria, e che adesso è venuto a trovarmi – e abbiamo poi scoperto che era in classe alle superiori con alcuni miei cugini alla lontana.
Dopo aver visto Luigi, sono ancora più curiosa di leggerei nuovi libri della
collana BATTITI di Ediciclo…
Le copertine sono illustrate da Riccardo Guasco.
Lasciamo da parte le coincidenze, che fanno sentire uniti e pochi e tutti viventi in un fantastico paesone che si chiama Triveneto, dove in realtà i sei gradi di separazione si riducono in continuazione a zero, specialmente andando avanti con gli anni, e torniamo a questa storia di un viaggio silenzioso, miei piccoli lettori. Da bambino, il nostro protagonista era quello che si diceva un ragazzino vivace. La sua specialità? I dinosauri, chiacchierare e tirarmi prima le codine, poi le treccine. Ebbene, di queste tre doti, la prima e la seconda sono rimaste totalmente inalterate (ma, sospetto, soltanto perché non porto più le codine né le treccine). Ho scoperto, nei due giorni in cui è venuto a Milano, che di dinosauri se ne intende ancora; che si ricorda, come me, della mostra del mammuth a grandezza naturale (ma questo tutti i ragazzi della mia età vissuti in Friuli se la ricordano); e poi che ha conservato una memoria formidabile in merito alle letture infantili, soprattutto i fumetti del Giornalino e del Messaggero di Sant’Antonio.
Luigi si prepara a ripartire da Milano
La sua è la storia di tante, troppe persone, che perdono il proprio lavoro, dopo anni di sacrifici e di studio matto e disperatissimo. Luigi è agronomo, proviene da una famiglia di contadini e ha conseguito un dottorato, un post doc, e chissà che altro ancora (io di titoli accademici capisco ben poco). Da agosto si è trovato a casa, ha atteso che nascesse una nipotina, e nel frattempo si è allenato in bicicletta, chilometri e chilometri nel clima instabile e imprevedibile del Friuli. Da lì, un paio di domeniche fa, è partito per il suo lungo viaggio per Gibilterra. Senza internet (navigatori inclusi), senza cellulare, ci siamo dati un appuntamento quasi certo per giovedì 17 ottobre, appuntamento che in corso d’opera è slittato al giorno successivo.
Senza conoscere minimamente la città, ha imboccato quasi per caso la ciclabile sul Naviglio Martesana venendo a casa mia. L’ho sentito parlare con un vicino di casa incuriosito, il solito anziano che guarda i lavori in corso, e poi mi ha raccontato di aver intrattenuto un altro anziano bresciano (sì, bresciano, e si sa quanto i bresciani siano restii a parlare con chi è “straniero”; anche se per straniero s’intende di un’altra regione), che gli ha offerto un caffè mentre gli faceva il terzo grado. C’è da dire che Luigi, in un piovoso ottobre lombardo non passa certo inosservato. Si tira dietro un rimorchio pesante diversi chili, attaccato tramite due aste alla bicicletta. E, invece di consultare lo smartphone come faremmo ormai noialtri, anche per andare in auto a venti chilometri di distanza da casa (io per molto meno, considerata la mia misera conoscenza di strade e il mio pessimo senso dell’orientamento, soprattutto a Milano), estrae la sua mappa uno punto zero e si fa il suo percorso, senza temere le meteorologia, pronto ad accamparsi con la sua tenda rétrò che resiste all’acqua, nel caso non trovasse posto in ostello o non avesse soldi a sufficienza.
La prima cartolina che Luigi ha inviato dalla Costa Azzurra, più precisamente da Monaco, del 26 ottobre. A Cannes è arrivato il 27 ottobre.
La sua storia la posso solo immaginare. Nel frattempo, mi rassicuro guardando le foto in cui viene taggato sul suo profilo facebook: sono le cartoline che invia agli amici, per ora dalla Francia, l’ultima da un punto imprecisato del sud. Scrive che «la costa azzurra è bellissima, e il mare infonde una sensazione di profonda calma…», con una scrittura che mi sembra la versione migliorata di quella che aveva alle elementari e che riconosco con un tuffo al cuore.
Un’iconografia, questa, fatta di immagini che noi ci permettiamo di rendere digitali, e che comporranno un collage di immagini à la instagram, suo malgrado.
Mi aspetto, da un giorno all’altro, di ricevere una cartolina. Sbrigati a tornare, Luigi, ché poi voglio scrivere un racconto meno fumoso di questo. Anzi, no, prenditela comoda. Ci sarà tutto il tempo del mondo per raccontarsela.