- Biutiful – 2011 - ♥♥♥ e 1\2 -
di
Alejandro Gonzalez Inarritu
Inarritu per la prima volta si allontana dalle sceneggiature ad incastro di Guillermo Arriaga per lavorare su qualcosa di veramente suo, e ci mostra il dolore di un uomo sconfitto dalla vita ma che lotta con le mani e con i denti per non esserne schiacciato, seppur consapevole della sua impotenza di fondo. Ce lo racconta in una Barcellona lontanissima da quella che siamo abituti a vedere in cartolina o anche da quella romantica in cui lo stesso Bardem era stato protagonista in uno degli ultimi lavori di Woody Allen. Una Barcellona che anzichè mostrarci la movida notturna e le spiagge, ci fa guardare il dolore dei suoi vicoli interni, interamente devastati da un cancro sociale ed economico. Un pò lo stesso dolore che Uxbal (Javier Bardem) vivrà sulla sua persona, essendogli diagnosticato un cancro in metastasi che gli lascerà poche speranze di sopravvivenza. E’ proprio questo connubio tra inevitabile destino di morte e malattia e lo sfondo di estreme tensioni sociali che Inarritu lascia esplodere sullo schermo, usando pochi dialoghi e sfruttando la bravura di un attore come Javier Bardem ( meritatissima la sua Palma d’ oro ricevuta al festival di Cannes) che sa bene come far toccare il fondo al suo personaggio pur restando dignitoso, pur continuando a preoccuparsi dei suoi figli. Il tema della paternità è infatti centrale in Biutiful. Uxbal non potrà evitare fino alla fine di preoccuparsi del futuro dei suoi figli, come se fosse il suo naturale modo per compensare la mancanza della figura di un padre che lui non ha mai veramente conosciuto. Inarritu mescola realtà e percezioni visionarie (il protagonista è in grado di comunicare col mondo dei morti) sapientemente, forse non lasciandosi compenetrare fino in fondo ma riuscendo comunque ad arrivare al cuore dello spettatore. Ottima è la fotografia, che grazie alle sfumature, fotogramma dopo fotogramma, trascina coloro che guardano all’ interno di un mondo interamente pervaso da dolore psichico , fisico e sociale. Forse la lunga durata di 138 minuti potrebbe invitare molti ad alzarsi dalla poltrona perchè sopraffatti dal carico doloroso che il regista ci sbatterà davanti gli occhi, ma infondo se si ha abbastanza forza per restare seduti si potrà percepire il valore di questo dolore umano. Biutiful è sicuramente un film che spaccherà in due il suo pubblico perchè la ridondanza che tutta questa espressione di dolore ha, potrà risultare un modo sfrontato e compiacente per strappare un’ emozione e delle lacrime. Forse questo film, che tecnicamente e stilisticamente è ineccepibile, non può arrivare alla perfezione perchè le emozioni che suscita sono provocate calcando un unico tema: quello del dramma senza esclusione di colpi. E’ infatti tutto interamente pervaso dal dolore e dal dramma nella vita di Uxbal, e anche i personaggi che lo circondano non si esentano da questo lacrimevole vissuto (il fratello si dimostra un egoista e la moglie bipolare totalmente inaffidabile). Ciò che resta, quindi, è la percezione che Biutiful sia un lavoro di pregevole fattura, ma che il suo regista si autocompiaccia un pò troppo nel manifestare il dolore, come a voler trascinare a tutti i costi dentro il suo film lo spettatore e non lasciargli neanche l’ opportunità di potersi non emozionare. Un rischio che forse avremmo voluto assumerci maggiormente, magari stemperando l’ intensità di alcune sequenze.
( Un padre alle prese con l' unico momento Biutiful della sua vita)
(Ultime cene con i figli)