Una bolla fa sperare

Creato il 14 marzo 2015 da Gadilu

Nell’intervista di Rosanna Oliveri a Guido Bocher pubblicata mercoledì dal Corriere dell’Alto Adige, il sindaco uscente di Dobbiaco – commentando il suo profilo “eccentrico”, cioè quello di un “italiano” a capo di una comunità in grande prevalenza di tedescofoni – ha affermato: “Penso che sia come quando guardiamo una pentola che bolle: prima inizia con solo una bolla in un posto e poi si espande dappertutto. Non si sa perché la prima bolla è proprio lì, ma si sa che dopo poco il fenomeno si allargherà”.

Ricapitoliamo brevemente quanto accaduto. Guido Bocher è di madrelingua italiana, cinque anni fa fu eletto con una lista civica sindaco di Dobbiaco, ha governato mostrando di essersi meritato la fiducia dei suoi concittadini, e alcuni di loro l’hanno adesso ripagato facendolo persino risultare vincitore alle primarie della Svp, vale a dire in una competizione a lui preclusa per i noti limiti strutturali che escludono candidati che non siano di lingua tedesca o ladina (Bocher sarà in campo anche il prossimo maggio). A questo punto la domanda diventa: quella bolla continuerà a trasmettere il suo moto all’acqua della pentola, non solo nella ristretta porzione corrispondente alla cittadina di Dobbiaco, oppure l’allargamento del fenomeno di cui parla con incoraggiante fiducia Bocher è rimandato a chissà quando e a chissà dove?

Sarebbe bello poter pensare che quella bolla non sia la prima e l’ultima. Considerare superfluo il peso della propria “appartenenza linguistica”, poterselo scrollare di dosso proponendo di essere accolti da ogni comunità in virtù delle proprie competenze e capacità acquisite, e non dunque in base a ciò che ereditiamo da circostanze del tutto casuali, dovrebbe costituire un fatto scontato nel Sudtirolo del 2015. Non è ancora così: se il “caso Bocher” attira la nostra attenzione, vuol dire che certi automatismi, in particolare la pigrizia e la convenienza che non cessano di alimentarli, sono sì logorati, ma anche più difficili a spezzarsi di quanto vorremmo.

Pensando ancora al modello di Dobbiaco, non è opportuno tuttavia abbandonarsi al pessimismo preventivo che porta a scontati lamenti. La Convenzione che sosterrà i lavori di riforma dello Statuto di autonomia è la cornice opportuna per tentare di immaginare i cambiamenti resi possibili proprio da piccoli ma significativi esempi come quello fornitoci da Bocher e dai suoi lodevoli concittadini. Nessuno può impedirci di modellare un progetto di convivenza migliore di quello di cui già disponiamo: anche se non basta solo volerlo, oggi almeno sappiamo che non c’è alcun motivo per non volerlo.

Corriere dell’Alto Adige, 14 marzo 2015