http://www.ilgiornale.it/news/interni/disoccupazione-letta-dallue-15-miliardi-litalia-931284.html
Adesso questo premier non è soltanto Pinocchietto, anche un saltimbanco da sagra in paesini di non più di 1000 anime. Non sono in grado di calcolare l’entità della somma in relazione ai bisogni; nemmeno conosco con quali modalità e criteri verranno concessi (e con quali formalità burocratiche da espletare). So solo, in generale, che un imprenditore assumerà nuovi lavoratori (o stabilizzerà i precari) se ci sono prospettive reali di ripresa e di nuovo slancio produttivo. Se si continua a pestare sull’economia italiana, soprattutto se si mettono in crescente difficoltà i nostri settori strategici – cioè quelli che fanno sempre da avanguardia in senso economico come politico (delle “sfere di influenza”) – la bassa crescita, in diminuzione un po’ dappertutto (perfino in Cina, e negli Usa della presunta ripresa, e altrove), non consentirà nessuna prospettiva imprenditoriale ottimistica. E’ come la fesseria – avallata anche dal complice Berlusconi e dai suoi giannizzeri – circa lo slancio all’economia fornito dal rinvio di alcune imposte tipo Imu su prima casa e aumento dell’Iva. Se non hai prospettive di non pagarle infine mai più, devi tenere sterilizzate delle somme per quando arriverà la scadenza. I consumi quindi non crescono, anzi il contrario, e i “mercati” (il miraggio di questi cretini) non si allargano.
E’ intanto necessario fornire la “droga” della liquidità, lasciando fra le altre cose perdere la diminuzione della spesa pubblica, semmai “razionalizzandola” se se ne è politicamente capaci. Basta, dunque, con questa commedia del rigido rapporto deficit/Pil. L’effetto della “droga”, però, dura poco tempo (due-tre anni? O un po’ di più?). Serve intanto da stimolo, ma poi devi attrezzarti con un vistoso aumento di competitività. Che non dipende direttamente dall’occupazione (un effetto, non una causa) ma dall’avanzamento tecnologico, dall’impulso dato all’industria più recente, a quella strategica (compresa l’energetica, e senza smanie ecosistemiche basate su calcoli di pochi anni dove magari occorrerebbe un’esperienza secolare). E infine, e sopra tutto, una politica estera di maggiore indipendenza, di variabilità ed elasticità massime nelle alleanze internazionali allo scopo di ampliare il sedicente mercato per i nostri prodotti. In realtà, il mitico mercato dei retrogradi liberisti (ideologi dei “cotonieri” al servizio degli Usa) dipende appunto strettamente da accordi di politica estera, da favori e controfavori con questo o con quello a seconda dei diversi andamenti dei rapporti di forza, che saranno d’ora in poi assai variabili; e specialmente cangianti ora in quest’area mondiale, ora in quell’altra. E’ necessario essere pronti di riflessi come i surfisti, sapendo sfruttare il mutevole presentarsi delle onde.
Con simili cretini al governo, con gentaccia dell’Aspen Institute, con cervelli fossilizzati sul “yes Obama”, non si combina nulla. Non c’è nessuno in grado di impugnare la ben nota mazza da base-ball per menargliela in testa, prendendo finalmente l’aire di un netto miglioramento anche economico? Senza raccontare balle; questa crisi durerà, è crisi d’epoca multipolare; ma in essa ci si sistema o meglio o peggio a seconda che si sia servi inetti e bavosi oppure ometti con la schiena dritta. A chi non l’ha dritta, gliela si spezzi definitivamente: tanto sono pure odiosi, soltanto presuntuosi e arroganti (e viscidi, untuosi, ci impiastricciano i “pavimenti di casa”). Dai, toglieteli di mezzo e andiamo avanti veramente, non come i gamberi.