una (breve) vacanza nel Gargano – giorno 2

Creato il 12 giugno 2012 da Claudsinthesky

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La mattina siamo partiti di buon’ora verso il porticciolo (solo 15 minuti a piedi dall’albergo) e ci siamo imbarcati per un giro delle grotte costiere del Gargano, un’esperienza che chi va a Vieste deve assolutamente fare. Al porto ci sono diversi operatori che offrono questo tipo di servizio allo stesso prezzo e agli stessi orari: di solito il tour di mattina parte alle 9, mentre quello pomeridiano alle 14.30 e il prezzo si aggira sui 15-20 euri a persona. Anche senza prenotare, basta presentarsi al porto con una mezz’ora di anticipo e sicuramente si troverà posto su una barca o sull’altra.

L’intera costa tra Vieste e Mattinata è punteggiata di calette, archi e faraglioni, tra i quali si aprono una ventina di grotte marine, cui la gente del luogo ha dato i nomi più fantasiosi – o, a volte, banali: le grotte Campana Grande e Campana Piccola; la Grotta Sfondata, completamente priva della parte superiore, da dove i pini d’Aleppo si specchiano nelle acque glauche; la Grotta Due Occhi, così chiamata perché la volta presenta due grossi fori che sembrano occhi; la Grotta dei Pomodori, le cui pareti sono ricoperte di attinie, e la Grotta Tavolozza, dalle pareti sfumate di molteplici colori.

Dopo una sosta a prendere il sole in una delle tante insenature che costellano il litorale, siamo rientrati a Vieste, per esplorare ancora un po’ il centro storico, in particolare la zona della Punta di San Francesco, dove si trova l’omonima chiesa risalente alla prima metà del Quattrocento.

Uno dei simboli del Gargano e di tutto il basso Adriatico è il trabucco, una macchina da pesca costituita da una sorta di casetta in legno da cui si dipartono dei bracci che sostengono una rete a bilancia. Nel territorio di Vieste ne sono rimasti solo sei in attività, tra cui l’ultracentenario trabucco di San Francesco, attualmente gestito dal WWF di Vieste. È possibile fare un tour dei trabucchi presenti tra Peschici e Vieste tramite l’associazione “I Trabucchi del Gargano”.

Per pranzo, paposcia (piatto tipico di Vico del Gargano, ma diffuso in tutta la zona) da Voglia di Pizza e sorbetto alla Gelateria Ruggieri (buonizzimo!). E via, si riparte…

Ritornando verso nord, passata Peschici abbiamo incontrato un’altra delle tante torri costiere risalenti al viceregno spagnolo di don Pedro di Toledo (1513 – 1559): la Torre di Monte Pucci, da cui si gode di un panorama splendido. Essa presenta lo schema tipico delle torri costiere del periodo, con un massiccio corpo tronco-piramidale a pianta quadrata a cui si accede dal primo livello tramite una scala posta sul lato a monte. Sulle pareti laterali si aprono una porta e delle piccole finestre, senza compromettere la compattezza del volume. Le dimensioni ridotte di questa, come delle altre torri costiere, sono dovute al fatto che esse non costituivano baluardi di difesa, ma semplici punti d’avvistamento da cui segnalare eventuali pericoli alle comunità dell’entroterra.

Proseguendo lungo il litorale ci ritroviamo a Rodi Garganico, paesino famoso per i suoi agrumeti, l’affascinante quanto labirintico centro storico (vuccolo, in dialetto) e per le spettacolari vedute offerte dalla piazzetta del porto.

Dato che siamo eno-gastro-turisti (un modo elegante per dire “mangioni”), prima di ripartire definitivamente abbiamo fatto una puntata alla Pasticceria Rodi Gelateria, per un caffé accompagnato da un gelato e un semifreddo.

Per raggiungere il Promontorio del Gargano da Roma è preferibile prendere la A24 e poi imboccare la A14 (in direzione Bari) da dove bisogna uscire al casello di Poggio Imperiale e poi proseguire lungo la Superstrada del Gargano.

Ci sono anche pullman a lunga percorrenza gestiti dalle Ferrovie del Gargano che collegano Vieste ad Ancona, Bologna, Chieti, Forlì, Mestre, Milano, Modena, Padova, Parma, Pescara, Roma, Reggio Emilia e Torino.

Altrimenti, in treno, le stazioni più vicine raggiungibili con Trenitalia sono Foggia o San Severo, da cui poi è possibile prendere un trenino locale delle Ferrovie del Gargano.



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