L’amore, Jim Cluskey lo sapeva, è una brutta bestia.
Ed era esattamente questo che Jim Cluskey stava pensando mentre pedalava giù verso Little Rock. La luce della luna piena gli illuminava il sentiero dissestato e selvaggio della discesa, ma Jim, Jimmie per gli amici,Scimmia per i nemici, non avrebbe avuto ugualmente problemi. Conosceva tutte le buche di quella strada e le avrebbe agevolmente evitate anche a occhi chiusi, inseguito da un branco di lupi. Affamati.
Jim svoltò davanti alla Roccia del Padre: era così che gli antenati avevano chiamato l’ammasso roccioso che si ergeva sulla strada. Qualcuno diceva che lì, cento anni prima, era accaduto un terribile omicidio. Ma a Jim Cluskey questa cosa non importava minimamente, non adesso almeno che stava accelerando sempre di più, frenando qui e lì, aggiustando di tanto in tanto il manubrio in qualche curva, non adesso che in mente aveva un unico pensiero: rivedere Mary. Era almeno una settimana che Mary non si faceva sentire. L’ultima volta avevano litigato. Ogni tanto capitava, ma negli ultimi tempi la cosa era più frequente. Finiva che litigavano sempre per delle minuzie. Jimmie avrebbe evitato tranquillamente, ma niente: Mary doveva per forza tirare in ballo qualche cosa. Adesso non le andavano bene le scarpe con i lacci rossi, adesso non le andava bene la raccolta di mp3 che aveva scaricato da internet per lei, adesso non le andava bene…
Un cazzo! – pensò Jim – Che cazzo devo fare ancora? Non le va mai bene un cazzo, e sarà così per sempre.
Sulla scia di questo pensiero, frenò una volta arrivato sulla piccola striscia di sabbia che era Little Rock. L’aria salmastra dell’oceano gli invase le narici. Si guardò intorno e vide Mary al loro solito posto. Le andò incontro.
“Ciao.” – la salutò Jim.
“Sei in ritardo.”
“Ho fatto prima che ho potuto”
“Non cambi mai. Se ti do un appuntamento, significa che devi essere puntuale.”
“Ascoltami bene…”
“No ascoltami tu Jim, o Jimmie, o Scimmia, che comincio a pensare che fanno proprio bene a chiamarti così…Io devo dirti che ti lascio, okay? Non possiamo continuare così. Tu mi fai proprio schifo. Guardati, ti sei visto almeno? Non sei nemmeno in grado di reagire. Sempre a fare il dolce con me. Sempre a fare quello gentile e cortese. Sai perché sono stata con te? Quasi per pietà, per compassione.”
Jim stringeva i pugni e i denti, e la fissava scuro in volto. Alla luce della luna uno strano riflesso colorò le sue pupille. A Mary sembrò quasi che si fossero dilatate.
“Fai schifo. Non hai nemmeno un filo di muscolo. Insomma potresti anche andare un po’ in palestra anziché star sempre ingobbito davanti al pc a giocare a Starcraft e a fare di me il centro della tua vita, non trovi?Ah, se vuoi proprio saperlo, è almeno un mese che ti metto le corna. Con Lester Greyman, almeno lui ce l’ha più grosso di te. Ahahahah!” – Mary rideva, si piegò quasi in due dal ridere. Jim pensò che non era proprio il caso di darle il regalo che aveva preparato con tanta cura.
“Troia.” – questa fu l’unica cosa che Jim Cluskey disse prima di sferrarle un pugno, due, tre, perse il conto, poi la annegò a riva. Trascinò il corpo in una rientranza della baia. Lo seppellì. Impiegò sei ore, malgrado la corporatura più grande del normale. Non era l’ideale scavare a zampe nude. Ululò alla luna e accolse con fervore il nuovo giorno e la nuova vita. Si guardò le mani: il pelo cominciò a rientrare. Le orecchie si nascosero dietro la folta capigliatura. Gli artigli tornarono ad essere unghie. Le zanne andarono a nascondersi sotto la muscolatura facciale. Era per questo che lo chiamavano Scimmia. Se avessero conosciuto la sua vera natura lo avrebbero chiamato Lupo. Un lupo mannaro. Sistemò il cuore della sua ex nella borsa: lo avrebbe scongelato per il giorno del Ringraziamento. Di lì a due giorni sarebbe arrivato Halloween. Avrebbe risparmiato del denaro per quella deficiente. Anzi, decise che d’ora in avanti avrebbe evitato di innamorarsi. Almeno di innamorarsi delle persone sbagliate.
L’amore è una brutta bestia, Jim Cluskey lo sapeva bene.