Pare che siano tempi interessanti per l’editoria italiana del fantastico.
I lettori continuano a scarseggiare, prolungando il periodo di vacche magre, ma gli operatori di settore si moltiplicano. Nascono piccoli editori (in taluni casi si tratta di “associazioni culturali”, così da non dover pagare le tasse) ogni settimana. Molti durano qualche mese, altri si fondono tra di loro, oppure vengono inglobate da realtà un poco più grandi.
L’editoria “maggiore”, Mondadori con le sue megafusioni e poche altre sorelle, guardano con relativo disinteresse a tutto ciò, continuando a pubblicare romanzi del fantastico dedicati a un pubblico di giovanissimi. Vale a dire paranormal romance, fantascienza distopica young adult etc.
Ne abbiamo parlato mille volte, inutile tornarci. Possiamo condannarle ancora, ma del resto aziende così grandi rispondono unicamente al mercato. E qui da noi i lettori e le lettrici disposti a spendere 20 euro per un cartonato sono soprattutto giovanissimi.
Nel weekend appena trascorso si è svolto un festival dell’editoria dell’immaginario, Stranimondi, dove immagino si siano stabilite nuove alleanze e tracciate nuove strategie di mercato.
Che il mercato sia asfittico non sembra essere ancora il fulcro del problema, non per molti addetti ai lavori, intenti più che altro a seguire mode del momento.
Recentemente ho visto nascere almeno una mezza dozzina di collane erotiche, spesso in seno a CE che inizialmente erano al 100% votate al fantastico.
Sono scelte, per carità, ma a me fanno un po’ ridere.
Forse è perché seguo da anni degli editori di settore americani e inglesi, e vedo quanto i loro affari vadano a gonfie vele soprattutto rispettando i lettori. Il che vuol dire, essenzialmente:
- Offrire loro buone storie;
- Non trattarli come imbecilli da indottrinare;
- Essere molto selettivi in quanto ai titoli da inserire in catalogo;
- Essere cordiali, semmai ironici, mai volgari e aggressivi;
- Fare promozioni attente, oneste e accattivanti.
Giusto settimana scorsa ho visto che, qui da noi, Fanucci ha lanciato una campagna pubblicitaria che offre diversi ebook a 1,99 euro l’uno. Peccato che si tratti più o meno dei soliti titoli che Fanucci (l’ombra di ciò che era un tempo) vende da almeno 15 anni, come se le altre centinaia di autori di horror e fantascienza che vanno per la maggiore all’estero non esistessero.
Ogni volta che recensisco un libro in lingua inglese, molti di voi lettori mi chiedono: “uscirà in italiano?” Purtroppo nel 90% dei casi la risposta è no. Alle grandi case editrici non conviene rischiare nel proporre un nome fuori dal solito ventaglio di 10-15 autori arcinoti. Le piccole/piccolissime case editrici non hanno fondi per acquisire i diritti di pubblicazioni di autori americani e inglesi (ebbene sì: da quelle parti scrivere è un lavoro). E se anche li hanno, preferiscono proporre nomi italiani magari ancora acerbi, offrendo loro royalties da miseria, scarso editing e una campagna marketing a dir poco debole.
Tutto questo salvo eccezioni, ci tengo a sottolinearlo (perché le belle realtà editoriali esistono anche qui da noi).
Del resto è solo la trasposizione nel digitale di ciò che accade nel mondo “fisico”.
Dopo le vacanze estive ho scoperto che i settori dedicati all’horror dei megastore Feltrinelli di Milano sono oramai integralmente occupati da Stephen King. Ci sono poi gli scaffali dedicati alla “letteratura fantastica per giovani lettori“, dove ci mettono un po’ di tutto, dai vampiri ad After, ai cloni di Hunger Games.
Non ho speranza che qui le cose cambino, anche perché sempre più spesso gli ayatollah del suddetto cambiamento sono solo dei palloni gonfiati che applicano delle elementari tattiche di social marketing aggressivo, ovviamente per tornaconto personale.
Gente che vuole insegnare al prossimo “come si scrive”, mentre fuori dai confini italiani ci sono già tonnellate di libri ottimamente scritti che qui non trovano un editore coraggioso che li pubblichi per il nostro mercato (e se il mercato non esiste, è colpa anche delle case editrici).
Impariamo tutti a leggere in inglese.
Ah, e ricordatevi: la colpa di tutto il male del male editoriale è sempre riconducibile al self publishing e agli ebook.
(A.G. – Follow me on Twitter)