Una cosa delirante che faremo altre volte (2)

Da Desian
Domenica mattina, mentre ti avvicini all'ingresso dello stabilimento balneare (a proposito, nella città balneare gli stabilimenti vengono comunemente chiamati chalet. Per brevità, d'ora in poi, li chiameremo così), ti rendi conto che il tuo fine settimana al mare deve ancora cominciare ma, nello stesso tempo, sta già per finire.
Domenica sera ripartirai perché se è vero che profe e pargoli resteranno a godersi la loro meritata vacanza nel dolce verde marino, è altrettanto vero che tu sei ancora nel pieno del marasma lavorativo. E lunedì mattina ti aspettano, si fa per dire, in ufficio.
Che poi camminando sul marciapiede che ti porta allo chalet ti rendi conto (ma di questo avrai consapevolezza soltanto molto tempo dopo, quando sarai già rientrato in città e starai scrivendo questo post) che si tratta del medesimo marciapiede dove più di trent'anni fa accadeva questo e capisci, come dice la tua amica letterata, che le trame esistono, non sono soltanto l'invenzione di un qualche sceneggiatore ma che accadono nella realtà. Esse sono.
Insomma, arrivi ed entri. Lo chalet, a dispetto del nome in minore, è una specie di reggia e l'entropia regna sovrana. Quando individui una specie di reception ("sì, dev'essere lui il boss, fuma il sigaro!") ti avvicini e ti presenti. Abbiamo prenotato, per due settimane, sì ombrellone e due lettini, ecc.
Il boss ti guarda, interrogativo (e continuerà a tenere lo stesso sguardo ogni volta che gli ti parerai davanti le volte successive quindi: o non capisce cosa io voglia da lui, o sono trasparente e quindi è spaventato dalla mia voce che viene dal nulla, o cerca qualcosa nella sua memoria e non lo trova), poi riprende coscienza e grida un nome.
Attenzione adesso, focalizzate la situazione!
Gente vociante che si muove in ogni direzione, bambini e suppellettili che si intersecano, baristi che girano come trottole, familiari del boss. Malgrado siamo ancora sul cemento, la sabbia scricchiola sotto le tue infradito. Si sente strusciare: un vecchietto piuttosto male in arnese sta dando il cencio in terra cercando di aver ragione di tutta quella sabbia. Ogni altra volta che lo vedrò, d'ora in avanti, starà sempre facendo la stessa frenetica azione: un vero specializzato.
In questa nuvola di caos, pian piano dei contorni si fanno nitidi; si staglia una figura che avanza, fendendo tutto: sabbia, bambini, poltroncine.
Ti trovi di fronte un Big Jim in versione carne ed ossa. Lo stesso colore bronzeo della cute ma molto molto molto più muscoloso: egli è l'equivalente dell'arca di Noè per steroidi, anabolizzanti, ormone della crescita. Li contiene tutti, di ogni tipologia presente sulla Terra, come se dovesse salvare quelli dal diluvio invece degli animali.
A ben guardare, c'è qualcosa che stona. Anzi due.
La prima è una testolina piccola piccola in cima al suo collo diametro 64. La seconda è che... sembra non avere indosso nemmeno il costume da bagno. Orrore...
Se poi guardi bene, fiuuuu!, ti accorgi che ce l'ha però è rimasto nascosto nelle pieghe dei muscoli, tra la tartaruga addominale e i quadricipiti femorali.
Big Jim ti guarda, interrogativo (ma cos'è, un'abitudine della casa?!), poi riprende coscienza e guarda il boss che, a sua volta, prova a chiarirgli chi siamo, cosa vogliamo, dove andiamo.
Big Jim ha un guizzo, l'unico, negli occhi. Forse ha capito qualcosa. Estrae da sotto l'ascella (nuda) una specie di libro mastro il cui formato, giuro!, è di un metro per sessanta centimetri e lo apre con voluttà. Lo consulta come se si trovasse di fronte il libro delle profezie di Ezechiele.
In realtà, il voluminoso volume altro non è che una piantina della spiaggia con gli ombrelloni, disposti regolarissimamente in file di otto. Individuato il nostro posto (siamo al 177) quasi sorride e ci rassicura: "vi accompagno". Fa tre passi verso la spiaggia (ho detto tre) e solleva un braccio: "è quello là".
In quel momento incrocio il suo sguardo. Come ve lo immaginate voi lo sguardo di un siffatto Big Jim? Truce? Di superiorità? Sprezzante? Aggressivo? No, niente di tutto questo. Lo sguardo del nostro Big Jim ti dice una cosa e una soltanto: "voglimi bene almeno tu, oh turista sconosciuto" (e anche gli errori di grammatica sono inscritti entro i confini delle sue pupille), poi abbassa lo sguardo, si gira sui talloni e se ne va.
Allora mi chiedo: "Chi? Chi ha potuto non voler bene al nostro caro Big Jim tenerone, in vita sua? Chi è potuto essere tanto crudele"?
Chi lo ha ridotto così?
(continua...)

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