Una cosa delirante che faremo altre volte (3)

Da Desian
Allora, ricorderete: il nostro Big Jim, dopo aver consultato il suo oracolo-mappa, si offre di accompagnarci all'ombrellone. Fatti tre passi, ce lo indica: "è quello laggiù".
Immagino che tutti abbiate presente una selva di ombrelloni distesi su una spiaggia. Fitti come un bosco di larici fitti. "Quello laggiù" può essere uno qualunque.
Pazienti ci avviamo finalmente sulla rena, scartiamo un paio di signore incartapecorite dalla tintarella e, finalmente, l'uomo piccolo riesce ad adocchiare il "civico" 177: siamo arrivati, il viaggio finisce qui. Ci installiamo. Questa sarà la nostra casa, nei prosimi giorni.
Forse.
Dico forse perché il giorno dopo (intanto io ero ripartito) la profe mi chiama al telefono: "sai, il nostro caro 177? Beh, stamattina ci ho trovato installata una signora"!
"Una signora chi"?!
"Eh sì, c'era una che sosteneva che il 177 era ed è sempre stato suo".
Insomma Big Jim, pur dopo aver letto l'oracolo-mappa, si era miseramente sbagliato. Non so se avesse sbagliato riga, colonna o direttamente linguaggio, fatto sta che il 177 risultava già occupato.
Panico, pensava la profe, e ora che succede?
Impietosito da donna-sola-con-due-pargoli, il nostro tenero Big Jim pare si sia perso in un bicchier d'acqua (al mare...) e abbia chiamato in soccorso niente meno che il boss. Un paio di urlacci, un breve consulto e la situazione si risolve con un trasloco nella stessa via, a pochi metri di distanza, "civico" 172.
Stavolta pare quello giusto.
"C'è solo un problema" mi rassicura via etere la profe "da qui dietro, in questa selva di ombrelloni, sdraio e lettini, il bagnasciuga è un orizzonte lontano! Mi vedo già in versione truppe cammellate fare avanti e indietro". Non c'è che dire: il vantaggio di non essere raccomandati...
Le prime file spettano, per diritto matrilineare, ai vip locali non certo ai turisti sprovveduti. E sia.
Il nostro spicchio di spiaggia è ormai conquistato.
Spicchio, parola quanto mai evocativa: la distanza tra un ombrellone e l'altro è misurabile in carta millimetrata. Non dico provare a girare il lettino, o stendere un telo, ma soltanto muovere un braccio significa infilarlo nell'occhio del vicino. A non più di quaranta centimetri da te. E voglio essere magnanimo.
In definitiva, il comfort massimo si rivela essere l'immobilità assoluta. Salire o scendere dal lettino richiede una certa perizia, un continuo ammiccare "mi scusi, permesso". In alternativa un "ops, non volevo" quando col piede riempi di sabbia il vicino.
Un paradiso.
Le palme stormiscono alla brezza, il sole fa il suo mestiere (scotta) e il turista-fantozzi sta pigiato come in una coda autostradale: muoversi a singhiozzo e occhio a non tamponare.
Sia chiaro, gentilissimo turista che arrivi: noi di spiaggia abbiamo tot metri quadri, voi siete molti di più (c'è crisi ma aumentate in continuazione, di anno in anno) e noi dove vi mettiamo? Pochi ombrelloni ben distanziati sarebbero "troppo" pochi. Quindi non rompere: goditi il sole, il mare (piuttosto pulito, va detto) e la pace marina.
Tutto ciò non sta scritto su un cartello affisso all'ingresso ma nell'espressione serafica del boss (e di sua moglie): la pace e il relax, dice lui.
Peccato che a partire dalle 10.00, un delirante servizio di pubblicità a mezzo altoparlante spezzi l'incanto e ti rompa i.
Timpani, avevo detto timpani.
Se non è civiltà questa!
(continua...)

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