In realtà chi è ormai abituato a leggere le recensioni di questo polveroso blog, avrà capito che pur essendone "schiavo" amo in generale scappare dalla città tutte le volte che posso, in direzione di posti dove le bellezze della natura, i colori delle stagioni, gli spazi aperti e l'aria che si respira sono per me più seducenti rispetto al "sano" smog della metropoli che mi tiene compagnia durante tutti i giorni della settimana.
Ma spesso gli schemi, i doveri e gli obblighi del "quotidiano", pur indossando maschere e costumi diversi, si affacciano alla finestra del week end, riducendone a volte lo spazio di manovra e la possibilità di scelta...ieri non è stato cosi.
Destinazione San Colombano al Lambro, una piccola e gradevole località di poco più di 7000 abitanti posizionata a 40 km circa dalla metropoli, ai piedi dell'unica collina dellaprovincia di Milano (misteri della Geografia e della Storia), dove tra l'altro si produce anche vino di discreta qualità, l'unica alternativa a stretto giro insieme all'Oltrepò Pavese, sicuramente molto più ampio e rinomato.
Scampagnata in famiglia dunque, una quarantina di minuti scarsi di piacevoli strade statali, ed eccoci giunti all'entrata del paese. Si può parcheggiare anche in centro ma noi optiamo per fare due passi a piedi.
Si entra dal "Portone", Arco che rappresenta la vera porta di accesso al borgo, e si percorre un tratto di strada antica di pietre e sassi tondi (ignoro il termine tecnico) che porta dritta fino allo splendido castello medioevale prima distrutto e poi ricostruito dal Barbarossa, molto ampio al suo interno, con un bel giardino dove un sentiero sale dolcemente sulla collina circondato dalle vecchie mura di cinta, e un bel ristorante si affaccia all'aperto sulla piazzetta principale.
Si respira un'atmosfera rilassata, si sale seguendo il sentiero ammirando la perfezione e il fascino antico delle mura, in contemplazione di questo silenzio naturale, che ti porta a fantasticare sulla vita di un tempo, con le immagini dei film in costume che siamo abituati a vedere in TV che ti passano davanti agli occhi e nella mente...mercatini medioevali, gente ad ogni angolo, ricchi commercianti ben vestiti, damigelle eleganti con mille sottane, cavalli al trotto, guardie pompose, aria di festa e intrighi negli angoli bui di questa piccola cittadella...riapro gli occhi e seguo mia figlia che punta un gattino che si pulisce tranquillo..anche lui forse pensa ai suoi antenati.
Non poteva certo mancare un buon pranzo a coronare l'iddilio domenicale.Trattoria Il Giardino proprio sulla via principale che porta al castelloIl locale è rustico e accogliente. Una vera trattoria di una volta, gestita da una famiglia un pò insolita ma molto cordiale e ospitale.Raspadura come antipasto, bis di primi con ravioli alle mandorle e ravioli con formaggio e porri, guancia al vino rosso (strepitosa!), arrosto al limone e capocollo con prugne e cipolle. Il tutto accompagnato da una buona bottiglia Banino Vigna la Merla 2005 di Antonio Panigada, un produttore di valore della zona. Il conto è commovente, 73€ in tutto compreso il gelato per la piccola ed un caffè! Cose che a Milano è difficile vedere...
Si torna a casa..
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