Gabriella ha 57 anni, Luigi 70 e qualche giorno fa una sentenza della Cassazione ha definitivamenteconfermato l'adottabilità della loro figlia, tolta alle loro cure quando aveva appena 20 giorni.Questa storia, più o meno, la conosciamo tutti, era il 2010 quando qualcuno suppose che Viola sarebbe stata meglio in affido, che i genitori la potevano vedere solo con modalità controllate e che 20 giorni erano sufficienti per stabilire la loro inadeguatezza. Sono passati tre anni da allora e quelle supposizioni, l'ultimo grado di giudizio, quello inappellabile, le ha fatte diventare certezze. Viola è stata tolta per sempre ai genitori e dichiarata adottabile. Non la vedranno più. Ora io di tribunali un po' ci capisco, le leggi e i codici li conosco, le ratio pure. Ho anche una mia idea sull'età giusta per diventare genitori e non sono una per cui la natura va sfidata sempre e comunque. C'è caso e caso ma qui, in questa storia, c'è dell'altro e si sostanzia in una mancanza. La mancanza di umana pietas (come si dice in gergo), che tutti quelli che si sono occupate della vicenda, hanno avuto per questa famiglia, intendendo come tale, madre, padre e figlia.La Corte di Cassazione motiva così "grave e irreversibile inadeguatezza ....del tutto indipendente dall'età dei genitori",in altre parole anche se fossero stati più giovani, sarebbe successo ugualmente, ma questa mamma e questo papà non hanno avuto più di venti giorni per dimostrare di non essere capaci, sono stati sì sotto osservazione, ma solo dopo, nelle visite programmate, in quelle poche ore in cui hanno avuto il beneficio di far visita alla propria figlia e in quelle rare occasioni che si sono assottigliate con il passare del tempo.Difficile non pensare a una decisione basata solo sui pregiudizi. Gabriella voleva diventare madre, voleva un figlio. C'è riuscita a un'età avanzata tramite la fecondazione assistita, l'ha fatto con l'aiuto della scienza ma in quell'amore, in quel desiderio non c'era nulla di medico, era istinto e natura. Era amore. Ha avuto la vita dentro di se per nove mesi, ha affrontato una gravidanza di sicuro non semplice, ma ha abbracciato sua figlia. Sua figlia che, venti giorni dopo, le è stata tolta. Non riesco a immaginare un dolore più grande, guardo i miei bambini e so che senza di loro io non vivrei, una volta che sei madre, non puoi più tornare indietro, non puoi dimenticare, non puoi ritornare a essere quella di prima, senza figli. Una madre lo sa fino a che punto può arrivare l'amore, ma conosce anche la misura estrema che può avere il dolore, e di questo nessuno ha tenuto conto. Non sta a me dire quale misure alternative si potevano usare, caso mai fossero servite, chi ha preso la decisione le conosce da se, sa che ci sono e sa pure di aver adottato la soluzione estrema, ma soprattutto sa di aver avuto una mancanza, e di essere saltato a piedi pari su quel dolore, di averlo ignorato, peggio ancora non considerato. In un paese dove i procedimenti durano la vita di una persona, questo caso, delicato e importante, ha impiegato poco più di due anni pertre gradi di giudizio.C’è un bambino di mezzo, bisogna far presto certo, ma bisogna vedere anche come lo si fa. La superficialità qui non può essere ammessa e, mentre leggevo quelle motivazioni, in sottofondo sentivo le unghie di un gatto arrampicarsi su specchio e quindi anche se questo blog è per tutti, ed io ho avuto sempre toni pacati, voglio dire a questi grandi cervelli, vestiti in maniera pomposa, da sembrare onnipotenti, e con i codici sottobraccio ... andate a cagare!
Gabriella ha 57 anni, Luigi 70 e qualche giorno fa una sentenza della Cassazione ha definitivamenteconfermato l'adottabilità della loro figlia, tolta alle loro cure quando aveva appena 20 giorni.Questa storia, più o meno, la conosciamo tutti, era il 2010 quando qualcuno suppose che Viola sarebbe stata meglio in affido, che i genitori la potevano vedere solo con modalità controllate e che 20 giorni erano sufficienti per stabilire la loro inadeguatezza. Sono passati tre anni da allora e quelle supposizioni, l'ultimo grado di giudizio, quello inappellabile, le ha fatte diventare certezze. Viola è stata tolta per sempre ai genitori e dichiarata adottabile. Non la vedranno più. Ora io di tribunali un po' ci capisco, le leggi e i codici li conosco, le ratio pure. Ho anche una mia idea sull'età giusta per diventare genitori e non sono una per cui la natura va sfidata sempre e comunque. C'è caso e caso ma qui, in questa storia, c'è dell'altro e si sostanzia in una mancanza. La mancanza di umana pietas (come si dice in gergo), che tutti quelli che si sono occupate della vicenda, hanno avuto per questa famiglia, intendendo come tale, madre, padre e figlia.La Corte di Cassazione motiva così "grave e irreversibile inadeguatezza ....del tutto indipendente dall'età dei genitori",in altre parole anche se fossero stati più giovani, sarebbe successo ugualmente, ma questa mamma e questo papà non hanno avuto più di venti giorni per dimostrare di non essere capaci, sono stati sì sotto osservazione, ma solo dopo, nelle visite programmate, in quelle poche ore in cui hanno avuto il beneficio di far visita alla propria figlia e in quelle rare occasioni che si sono assottigliate con il passare del tempo.Difficile non pensare a una decisione basata solo sui pregiudizi. Gabriella voleva diventare madre, voleva un figlio. C'è riuscita a un'età avanzata tramite la fecondazione assistita, l'ha fatto con l'aiuto della scienza ma in quell'amore, in quel desiderio non c'era nulla di medico, era istinto e natura. Era amore. Ha avuto la vita dentro di se per nove mesi, ha affrontato una gravidanza di sicuro non semplice, ma ha abbracciato sua figlia. Sua figlia che, venti giorni dopo, le è stata tolta. Non riesco a immaginare un dolore più grande, guardo i miei bambini e so che senza di loro io non vivrei, una volta che sei madre, non puoi più tornare indietro, non puoi dimenticare, non puoi ritornare a essere quella di prima, senza figli. Una madre lo sa fino a che punto può arrivare l'amore, ma conosce anche la misura estrema che può avere il dolore, e di questo nessuno ha tenuto conto. Non sta a me dire quale misure alternative si potevano usare, caso mai fossero servite, chi ha preso la decisione le conosce da se, sa che ci sono e sa pure di aver adottato la soluzione estrema, ma soprattutto sa di aver avuto una mancanza, e di essere saltato a piedi pari su quel dolore, di averlo ignorato, peggio ancora non considerato. In un paese dove i procedimenti durano la vita di una persona, questo caso, delicato e importante, ha impiegato poco più di due anni pertre gradi di giudizio.C’è un bambino di mezzo, bisogna far presto certo, ma bisogna vedere anche come lo si fa. La superficialità qui non può essere ammessa e, mentre leggevo quelle motivazioni, in sottofondo sentivo le unghie di un gatto arrampicarsi su specchio e quindi anche se questo blog è per tutti, ed io ho avuto sempre toni pacati, voglio dire a questi grandi cervelli, vestiti in maniera pomposa, da sembrare onnipotenti, e con i codici sottobraccio ... andate a cagare!